ISTAT: ANDAMENTO ECONOMIA POSITIVO, CRESCITA PROSEGUIRA’
Il cuneo fiscale e’ in Italia “di ben 10 punti” superiore a quello che si registra mediamente nel resto d’Europa: il 49% viene infatti prelevato “a titolo di contributi e di imposte”. Cosi’ la Corte dei Conti nel Rapporto 2017 sulla finanza pubblica, parlando di “limiti e dispersioni” del sistema fiscale italiano. I magistrati contabili evidenziano l’esigenza di ridurre la pressione fiscale. la ripresa economica, per la Corte, e’ meno fragile. ‘In Italia l’andamento dell’attivita’ economica risulta positivo’ e ‘l’indicatore anticipatore segnala il proseguimento dell’attuale ritmo di crescita dell’attivita’ economica’, afferma l’Istat nella nota mensile di marzo precisando che assistiamo a un aumento della profittabilita’ delle imprese e all’intensificazione dell’attivita’ di investimento. Inoltre, i consumi delle famiglie ‘sono in moderato aumento’
La buona performance di questi anni in termini di aumento di gettito si accompagna, tuttavia, a limiti e distorsioni. Accanto a una pressione fiscale tra le piu’ elevate dei Paesi UE (42,9% del Pil), il total tax rate stimato per un’impresa di medie dimensioni, testimonia di un carico fiscale complessivo (societario, contributivo, per tasse e imposte indirette) che penalizza l’operatore italiano in misura (64,8%) eccedente quasi 25 punti l’onere per l’omologo imprenditore dell’area UE/Efta. E’ quanto si legge nel “Rapporto 2017 sul Coordinamento della Finanza Pubblica”, presentato, in Senato, dal presidente della Corte dei Conti Arturo Martucci. A sua volta, il cuneo fiscale, riferito alla situazione media di un dipendente dell’industria, colloca al livello piu’ alto la differenza fra il costo del lavoro a carico dell’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore: il 49% prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l’onere che si registra mediamente nel resto d’Europa.
In Italia l’andamento dell’attivita’ economica risulta positivo, in un contesto di aumento della profittabilita’ delle imprese e di intensificazione dell’attivita’ di investimento. E’ il quadro sintetizzato dall’Istat nella nota mensile di marzo sull’andamento dell’economia italiana. I consumi delle famiglie sono in moderato aumento, sostenuti da una riduzione consistente della propensione al risparmio. La ripresa dei prezzi si mantiene circoscritta. Migliora la fiducia dei consumatori e delle imprese e l’indicatore anticipatore segnala il proseguimento dell’attuale ritmo di crescita dell’attivita’ economica, segnala l’istituto. Relativamente al quadro internazionale, l’Istat indica che prospettive dell’economia statunitense e dell’area euro rimangono positive in presenza di una stabilita’ degli scambi internazionali. L’Istat ricorda che a gennaio, l’indice della produzione industriale ha registrato una contrazione (-2,3% rispetto a dicembre), mantenendo tuttavia una variazione positiva nella media del trimestre novembre-gennaio (+0,5% rispetto al trimestre precedente).
A gennaio i segnali di flessione congiunturale hanno riguardato anche fatturato (-3,5%) e ordinativi (-2,9%) dell’industria. Tuttavia nel trimestre novembre-gennaio il fatturato ha registrato un aumento (+1,7%) a seguito di un andamento positivo sia del mercato interno (+1,7%) sia di quello estero (+1,8%). Nello stesso trimestre, gli scambi con l’estero sono risultati particolarmente intensi (+3,8% per l’export e +4,3% per l’import) soprattutto con i paesi extra-Ue. Mentre il settore delle costruzioni ha registrato a gennaio un forte calo anche a seguito delle avverse condizioni climatiche: rispetto al mese precedente, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni si e’ ridotto del 3,8 per cento. Complessivamente, la ripresa dei livelli di attivita’ economica e’ associata ad un recupero di profittabilita’ delle imprese: nel quarto trimestre del 2016 la quota di profitto delle societa’ non finanziarie e’ aumentata nei confronti sia del periodo precedente (+0,3 punti percentuali) sia del corrispondente trimestre del 2015 (+1,1 punti). Contestualmente aumenta anche il tasso di investimento. Famiglie e mercato del lavoro.
Per quanto riguarda i consumi delle famiglie, nel quarto trimestre 2016, sono aumentati dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, in presenza di una diminuzione del reddito disponibile (-0,6%) e del potere di acquisto delle famiglie consumatrici (-0,9%). La crescita dei consumi e’ stata quindi sostenuta da una netta flessione della propensione al risparmio (un punto percentuale in meno rispetto sul trimestre precedente). A gennaio il volume delle vendite al dettaglio ha registrato un incremento dell’1,1%, determinato da una dinamica positiva sia per i beni alimentari (+1,9%) sia per i beni non alimentari (+0,8%). Tuttavia nella media del trimestre novembre-gennaio il volume e’ risultato in diminuzione dello 0,2%. A febbraio il livello dell’occupazione si e’ mantenuto sui livelli del ?mese precedente, confermando la pausa del processo di crescita. L’andamento dell’occupazione e’ la sintesi tra la crescita dei dipendenti a carattere temporaneo (+0,9%), la diminuzione di quelli a tempo indeterminato (-0,1%) e la stazionarieta’ degli occupati indipendenti (Figura 6). Il tasso di disoccupazione si e’ contratto (tre decimi di punto), attestandosi all’11,5%. La diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione (-2,7%), sottostante la diminuzione del tasso di disoccupazione, si e’ associata ad una crescita degli inattivi (+0,4%). Le prospettive per l’occupazione rimangono positive. A marzo le aspettative degli imprenditori sulle tendenze dell’occupazione per i successivi tre mesi mostrano un complessivo miglioramento in tutti i settori ad eccezione delle costruzioni. Prosegue la fase di moderazione salariale. A febbraio gli incrementi delle retribuzioni contrattuali pro capite sono risultati limitati (+0,4% rispetto a febbraio 2016).
Prezzi. A marzo la dinamica dei prezzi al consumo e’ risultata in rallentamento, dopo i rialzi dei primi due mesi dell’anno. In base alle stime preliminari, la crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ (NIC) si e’ attestata all’1,4%, due decimi di punto in meno rispetto a febbraio. L’indice armonizzato (IPCA) ha registrato un ritmo leggermente inferiore (+1,3%), mantenendosi al di sotto del tasso medio dell’area euro (+1,5% nella stima di marzo) e ancora distante dal valore indicato dalla Banca centrale europea come obiettivo per la stabilita’ dei prezzi (inferiore, ma vicino al 2%). L’inflazione ha continuato a essere determinata essenzialmente dai movimenti dei prezzi energetici e alimentari che, dopo i forti aumenti dei mesi precedenti, hanno mostrato un rallentamento dei ritmi di crescita; le tendenze della core inflation (sempre positiva e stabile allo 0,6% in marzo nell’accezione al netto di energetici, alimentari e tabacchi), sebbene incerte, non manifestano evidenti segnali di ripresa. In presenza di sviluppi modesti delle determinanti interne dei costi, l’aumento della core inflation puo’ essere generato da spinte esterne al sistema. In particolare gli aumenti dei prezzi delle materie prime, unitamente al deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, hanno portato a una ripresa dei prezzi all’importazione dei beni di consumo (stazionaria la variazione tendenziale a gennaio dal minimo di -1,7% di aprile 2016). Analogamente si e’ rafforzata la crescita dei prezzi alla produzione sul mercato interno per i beni destinati al consumo (+0,9% in febbraio dal minimo di -0,8% di marzo 2016).
Le aspettative per il breve termine, sebbene orientate al rialzo, manifestano ancora cautela. La fissazione dei listini delle imprese manifatturiere che producono beni per il consumo finale appaiono condizionate dagli sviluppi attesi del quadro economico, con intenzioni di rialzo in leggero recupero ma ancora circoscritte. Le aspettative dei consumatori segnalano prospettive di una maggiore inflazione, con un aumento di quanti si aspettano nei prossimi dodici mesi incrementi piu’ o meno sostenuti per i prezzi al consumo. Prospettive di breve termine. A marzo, l’indice del clima di fiducia dei consumatorie’ aumentato a seguito del miglioramento del clima economico e di quello futuro. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha segnalato un ulteriore miglioramento che ricomprende tutti i settori economici ad eccezione delle costruzioni. L’orientamento positivo dei livelli di attivita’ economica per i prossimi mesi e’ confermato dall’indicatore anticipatore, che registra un’ ulteriore variazione positiva, sebbene di intensita’ piu’ contenuta rispetto al mese precedente.
Il rilancio degli investimenti pubblici “e’ e rimane una delle principali strategie della politica del governo”. E’ quanto ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo alla presentazione del rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica. “Gli investimenti pubblici e privati – ha osservato – vanno considerati elementi complementari della strategia di crescita”.