DAVID: BELLOCCHIO, ‘I PREMI SERVONO PERCHE’ A 80 ANNI SONO STIMOLO A CONTINUARE’. VIDEO
“Stanotte ho dormito. Il vantaggio dell’età è che dà una certa tranquillità”. È un Marco Bellocchio felice e divertito quello che si collega in videoconferenza con un gruppo di giornalisti dalla sua casa di Barbarano, nel viterbese, dove da due mesi trascorre la sua quarantena (“sono rimasto bloccato qui ma qui sto bene, ho più spazio, però credo che la prossima settimana mi riaffaccerò a Roma”, dice), per commentare i tanti David di Donatello ricevuti per ‘Il Traditore’, compreso quello al miglior film, alla migliore regia e al migliore attore protagonista, andato a Pierfrancesco Favino per la sua interpretazione di Tommaso Buscetta.
“Ieri mi sono scordato di ringraziare chi ci ha votato: lo faccio ora”, sottolinea subito. Poi ammette: “I premi servono, non solo perché ti danno un certo punteggio. Se io ad 80 anni ricevo questi premi vuol dire continua a lavorare. La creatività non ha età. C’è solo da sperare di andare avanti “. E a proposito dell’età, confessa che la pandemia di coronavirus, lo ha reso un argomento sensibile: “In questo periodo si è sentita questa realtà drammatica non dei giovani contro i vecchi ma che i giovani potessero sopravvivere e i vecchi potessero soccombere. Poi, grazie ad un’ideologia cattolica, questo sguardo si è modificato, anche perché la situazione si è alleggerita visto che ci sono i posti in terapia intensiva e i medici non hanno più dovuto scegliere”. Della cerimonia dei David di ieri, dice: “Effettivamente la rappresentazione di ieri è un unicum storico. Un presentatore da solo sulla scena. Ci ha rimandato alla situazione drammatica che viviamo, con l’incertezza di sapere e non sapere, di chiedersi se potremo riprendere la nostra vita o non potremo riprendere”.
Dell’interpretazione di Pierfrancesco Favino, Bellocchio torna a dire molto bene e ammette: “Avevo iniziato con un atteggiamento sospettoso nei suoi confronti, perché non potevo non ricordarmi di tanti personaggi storici che aveva interpretato. Ma lui è stato un grande perché ha superato l’imitazione. Ha superato i fatto che tutti noi avevamo visto tante volte Buscetta e gli ha dato un carattere originale. Io non sono un pigro ma quando hai un attore che è entusiasta che non devi stimolare è il massimo: la tua creatività si innesta nella sua e viceversa”, dice il regista. Che poi accetta di commentare le polemiche sulla scarcerazione di alcuni boss: “Da cittadino mi ha colpito molto. Ma leggendo i giornali sembra che i giudici abbiamo applicato la legge. Se un essere umano è malato gravissimamente e non può essere curato in carcere, mi pare giusto che sia trasferito”. Quanto alle dichiarazioni del magistrato Nino Di Matteo, il regista aggiunge: “In tialia questa nebbia, questo sapere non sapere, è una costante. Anche nella tragedia di Moro è così. Saranno usciti migliaia di libri ma se tu chiedi ai grandi storici non c’è una verità, ci sono cento verità”. Bellocchio dice di aver letto e riletto nella quarantena: “Ho riletto subito le pagine sulla peste dei ‘Promessi sposi’. Ed ho letto per la prima volta il ‘Decamerone’ di Boccaccio, anche se naturalmente avevo visto il film di Pasolini. È stato un godimento da lettore il contrasto tra la cattolicità di Manzoni, con la peste, la provvidenza e la misericordia, e la straordinaria vitalità di Boccaccio. Una grossa scoperta. Ma questo – aggiunge – non vuol dire che voglia fare un film su Boccaccio”. Infine, all’indomani di tanti David di Donatello, c’è spazio anche per una battuta sulla delusione di non essere entrati con ‘Il Traditore’ nemmeno nella shortlist dei candidati all’Oscar. “Io fatto onestamente e seriamente quello che potevo fare. Non so, forse il fatto che Sony avesse anche il film di Almodovar. Poi è arrivato il ciclone ‘Parasite’. Ma insomma, in Italia siamo stati molto premiati ma a Cannes, agli Efa e agli Oscar no”, dice. Anche se il film è stato venduto in più di 90 Paesi.