
Si tinge di bianco la fumata tra Stati Uniti e Cina, con un accordo preliminare raggiunto su dazi, visti per studenti e terre rare. Ad annunciarlo con enfasi è stato il Presidente Donald Trump sulla sua piattaforma Truth, dichiarando: “L’accordo con Pechino è concluso, ora sarà approvato dal presidente Xi e da me“.
Trump ha definito l’intesa una “grande vittoria per tutti e due i Paesi”, specificando i termini principali: “La Cina ci fornirà tutti i minerali rari necessari. Noi daremo a Pechino ciò che è stato concordato, compresi i visti agli studenti cinesi per i nostri college e università”.
L’annuncio giunge mentre l’attenzione resta alta sulle trattative commerciali globali. Trump si è detto “disposto a prorogare la scadenza dell’8 luglio” per il completamento dei negoziati con altri Paesi prima dell’entrata in vigore di dazi doganali più elevati, pur non ritenendolo necessario. Ha inoltre rivelato che sono “in corso colloqui con circa 15 Paesi, tra cui Corea del Sud, Giappone e Unione Europea”, e che per gli altri sarà inviata “una lettera con la proposta di accettare l’accordo”.
Commentando l’accordo quadro sui dazi con la Cina, prima di assistere a uno spettacolo al Kennedy Center, Trump ha dichiarato: “Abbiamo fatto un ottimo accordo con la Cina. Ne siamo molto soddisfatti. Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno e faremo un ottimo lavoro. E speriamo che anche loro lo facciano”. Ha aggiunto che “È stato un accordo molto importante. Come sapete, ne abbiamo fatto uno anche con il Regno Unito”, pur precisando che si tratta per ora solo di accordi preliminari, non finalizzati.
Un funzionario dell’amministrazione ha confermato al Wall Street Journal che l’intesa raggiunta a Londra tra Stati Uniti e Cina prevede che i dazi restino allo stesso livello stabilito nelle scorse settimane a Ginevra, quando gli USA si sono impegnati a ridurre le tariffe sul “made in China” al 30% e la Cina al 10%. Il 55% di dazi alla Cina, menzionato da Trump nel suo post su Truth, deriva dalla somma delle tariffe di Ginevra (20% sul fentanyl, quelle al 10% applicate a tutti i paesi) e quelle applicate dal presidente a Pechino durante il suo primo mandato.
Nonostante il chiarimento ufficiale, la scarsità di dettagli e la mancanza della firma dei due presidenti lasciano scettici gli investitori, preoccupati che permangano divergenze e che sia necessario un via libera di alto livello per le concessioni effettuate. Trump ha cercato di rassicurare sulla solidità dell’intesa, postando: “Con Xi lavoreremo insieme. I rapporti sono eccellenti”.
Mentre Trump parla di una Cina che invierà le terre rare negli Stati Uniti per prima, Pechino sembra più cauta, con indiscrezioni che suggeriscono un allentamento delle restrizioni all’export dei minerali critici “simultaneamente” alla rimozione dei controlli americani sui chip. Inoltre, Pechino intenderebbe concedere licenze di esportazione di terre rare di soli sei mesi per le case automobilistiche e i produttori americani, mantenendo un margine di manovra in caso di future tensioni.
In attesa delle valutazioni e della possibile firma di Trump e Xi, l’attenzione dei negoziatori americani si sposta ora sulle altre partite commerciali aperte dal presidente. In vista di luglio, quando scadrà la pausa di 90 giorni imposta dopo il “giorno della Liberazione”, le trattative con i maggiori partner commerciali proseguono. L’amministrazione si mostra ottimista, prevedendo l’annuncio di molte intese a breve. L’Europa, tra i negoziati in corso, “sarà probabilmente alla fine”, ha ammesso il segretario al commercio Howard Lutnick, sottolineando la complessità delle trattative con un’Unione Europea composta da molti Paesi e priva di una figura di riferimento unica, “il contrario rispetto a Donald Trump”.
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