
I dazi americani sono un “errore profondo” per cui da parte europea “serve una risposta compatta, serena, determinata”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella , incontrando al Quirinale il presidente estone Alar Karis. Esiste la necessità di recuperare rapporti transatlantici collaborativi. Questa esigenza è emersa da un colloquio oggi al Quirinale tra il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, e il suo omologo estone Alar Karis. La guerra in Ucraina, la situazione dell’Unione Europea, l’allargamento della Ue e il problema dei dazi sono stati al centro dell’incontro. Piena sintonia anche sulla necessità di accelerare il processo di ‘allargamento Ue ai Balcani, considerando anche Ucraina e Moldova”.
“Vedremo quali sono i contenuti dei dazi americani, bisogna agire sempre a livello europeo. Se il dialogo non porta a risultati ci sara’ una risposta europea. La linea della saggezza paga sempre, non bisogna reagire di pancia. La risposta non può’ che essere europea. Le parole di Mattarella sono sagge”. Lo dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con i cronisti in Transatlantico. Risposta agli Usa subito ad aprile o subito come il Canada? “Ogni paese reagisce come crede. Serve un tempo necessario, ma non si deve andare alle calende greche”, sottolinea il responsabile della Farnesina.
“Occorre fare prevalere il buonsenso ed evitare a tutti i costi un’escalation della guerra commerciale che avrebbe effetti disastrosi sulle economie europee e statunitensi, dove i primi ad essere penalizzati sarebbero i cittadini e gli agricoltori di entrambe le sponde dell’Atlantico”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini a poche ore dall’annuncio sui dazi del presidente Usa Donald Trump, al quale la Commissione Ue si è già detta pronta a rispondere con contromisure adeguate. Se le tariffe aggiuntive dovessero colpire l’intero settore agroalimentare italiano con un rincaro del 25% – rileva Coldiretti -, ciò si traducebbe in un aggravio di circa due miliardi di euro a carico dei cittadini americani, con un inevitabile calo di vendite delle nostre specialità come dimostrato anche dalla precedente esperienza nel primo mandato dello stesso magnate. Senza dimenticare il pericolo di un’ulteriore espansione del fenomeno dell’italian sounding, che già oggi costa al Paese 40 miliardi di euro solo negli Stati Uniti, come rilevato anche dal Presidente Sergio Mattarella. Ma Trump ha minacciato rincari fino al 200% per il vino, che per l’Italia vorrebbe dire rinunciare fino al 70-80% delle esportazioni, secondo una stima della Consulta vitivinicola della Coldiretti.