G20 A BUENOS AIRES, SULLO SFONDO SPETTRO GUERRA COMMERCIALE

TRUMP VUOLE RADDOPPIARE DAZI A CINA A 60 MLD DI DOLLARI

Il G20 di Buenos Aires si e’ concluso con un appello al dialogo e un allarme contro le guerre commerciali, ma dal documento finale scompare ogni riferimento diretto alla lotta al protezionismo che Donald Trump vuole attuare: dazi su acciaio e alluminio e misure ad hoc contro la Cina. E a nulla sono valse le dichiarazioni concilianti di Pechino, a cui Fitch ha mantenuto il rating A+ pur segnalando i rischi delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Al G20 si e’ parlato anche di politiche finanziarie in attesa delle decisioni della Fed sui tassi, da cui ci si attende un rialzo. Intanto il Bitcoin corre e sale del 6,8% a Wall Street dopo la decisione del Gruppo di non imporre norme sui cripto asset.

Donald Trump, secondo indiscrezioni, avrebbe ordinato di raddoppiare il nuovo pacchetto di dazi contro la Cina, portandolo dai 30 miliardi di dollari ipotizzati dai suoi consiglieri a 60 miliardi di dollari. E crea tensione anche una attesa stretta sui tassi da parte della Fed. In Europa, dopo la lista dei prodotti ‘Made in Usa’ da colpire con dazi in ritorsione alle misure di Trump, e’ anche allo studio una web tax sui prodotti della Silicon Valley.

XI JINPING, CINA NON CERCA EGEMONIA ED ESPANSIONE. PREMIER AGLI USA, ‘NO A GUERRE COMMERCIALI, SERVE DIALOGO’ 

La Cina non costituisce “una minaccia per altri Paesi” nel suo processo di crescita e “non e’ alla ricerca di egemonia ed espansione”. Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping, chiudendo i lavori del Congresso nazionale del popolo. La Cina – ha aggiunto – “continuera’ a partecipare attivamente al processo di riforma e di costruzione di un sistema di governance globale”. Dal premier Li Keqiang un messaggio agli Usa: “La Cina “non vuole vedere” guerre commerciali e non ci sarebbe alcun vincitore qualora ce ne fosse una. Le dispute devono essere risolte con i negoziati, le consultazioni e il dialogo”.

 “Le tensioni economiche e geopolitiche” legate tasse introdotte recentemente dagli Stati Uniti sulle importazioni di acciaio e alluminio potrebbero mettere a rischio la crescita globale. E’ l’allarme lanciato dai ministri delle Finanze e dai banchieri centrali nel comunicato finale diffuso al termine dei lavori del G20 a Buenos Aires. “Abbiamo discusso dei principali rischi per le prospettive (di crescita) – si legge nel documento – tra cui le vulnerabilità che potrebbero essere il risultato di un inasprimento delle condizioni finanziarie più rapido delle tensioni economiche e geopolitiche”. Una formula che fa riferimento, senza però menzionarle esplicitamente, alle frizioni provocate dalle tasse doganali Usa che stanno per scattare e dalla sovraccapacità produttiva della Cina.”Il commercio internazionale e gli investimenti sono motori importanti di crescita, produttività, innovazione, creazione di posti di lavoro e sviluppo”, proseguono i ministri delle Finanze e i banchieri centrali, che ribadiscono le conclusioni raggiunte al vertice di Amburgo. “Riconosciamo la necessità di un ulteriore dialogo e azioni – sottolineano – stiamo lavorando per rafforzare il contributo del commercio alle nostre economie”.Parole a cui ha fatto eco anche il direttore generale del Fmi Christine Lagarde. “Questo – ha detto – è il momento opportuno per attuare le riforme per rendere la crescita più solida, sostenibile, equilibrata e inclusiva. Mi sono unita ad altri nel ribadire che dovremmo evitare la tentazione di politiche sovraniste e invece lavorare insieme per ridurre le barriere commerciali e risolvere i disaccordi commerciali senza ricorrere a misure eccezionali”. A mettere in guardia, a margine dei lavori, anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. “C’e’ un comune sentire – ha sottolineato – non ci sono vincitori in una guerra commerciale”. “Stati Uniti, Europa, Cina e gli altri grandi – ha sottolineato in un’intervista – devono evitare di intraprendere passi che possano indebolire il sistema commerciale mondiale”. L’Europa, ha concluso il ministro, “parla con una voce sola: vuole evitare qualsiasi frizione e trovare una soluzione”. “La Ue non vuole l’escalation commerciale, non vuole la guerra commerciale, ma è pronta a reagire, anche se la nostra opzione preferita e’ il dialogo”, ha dichiarato il commissario europeo, Pierre Moscovici. “Le nostre contromisure sono pronte”, ha avvertito. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha chiesto  che l’Europa venga risparmiata dalle misure di Washington. Altro tema è quello della web tax, che permetterebbe di tassare colossi come Google, Amazon, Facebook, Apple. Tema caldo nel dibattito tra Europa e Stati Uniti. “Siamo impegnati a lavorare insieme per cercare una soluzione basata sul consenso entro il 2020,  con un aggiornamento nel 2019”, si legge nel comunicato finale dei ministri e banchieri del G20. “Abbiamo compiuto progressi sostanziali in materia di trasparenza fiscale – hanno aggiunto -. Ulteriori passi per implementare gli standard di trasparenza e i requisiti per lo scambio di informazioni a fini fiscali avranno luogo quest’anno”, spiega ancora il documento.Il commissario europeo Pierre Moscovici era volato a Buenos  Aires prima dell’avvio dei lavori del G20 per rassicurare gli  Stati Uniti sulla sua proposta di tassazione dei big digitali  che vedra’ finalmente la luce domani. “Non è una misura antiamericana – ha detto Moscovici – Stiamo definendo una strategia per la tassazione dei giganti digitali nel loro insieme, indipendentemente dalla loro nazionalità”. I ministri del G20 lanciano poi l’allarme sulle criptovalute chiedendo di evitare che vengano utilizzati per il riciclaggio di denaro o il finanziamento del terrorismo. “Le criptovalute non realizzano le funzioni chiave di una moneta sovrana”, si legge ancora nella nota finale. Non solo, nel comunicato evidenziano le loro possibili “implicazioni per la stabilità finanziaria” e si rifiutano di considerarle come criptovalute, preferendo la formula di “cripto-beni”. I ministri invitano quindi istituzioni come il Financial  Stability Board (Fsb) a “continuare a monitorare le  cripto-attività e i loro rischi e a valutare una risposta  multilaterale, se necessario”. Il G20 mette in guardia anche sui rischi legati alla volatilità nei tassi di cambio. “Una volatilità eccessiva o movimenti disordinati nei tassi di cambio possono avere  implicazioni negative per la stabilità economica e finanziaria”, scrivono i ministri che si impegnano ad astenersi “da svalutazioni competitive”.

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