BOLDRINI, NON RASSEGNARSI A STRAPOTERE. SORO, FOTO FIGLI SUI SOCIAL, E’ ALLARME PEDOPORNOGRAFIA
I giganti del web “sono ormai piu’ potenti dei governi”: e “a questo strapotere non ci puo’ rassegnare, nessuno stato stato democratico puo’ rassegnarsi”. Lo ha sottolineato la presidente della Camera Laura Boldrini introducendo nella sala della Regina a Montecitorio la relazione annuale del Garante della Privacy Antonello Soro. Il quale da parte sua ha sottolineato che secondo recenti ricerche, “la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli”.
Bisogna prestare attenzione “ai tanti ‘grandi fratelli’ che governano la rete”. Perché “la concentrazione in capo a pochi soggetti privati di un rilevantissimo potere, non solo economico, ha infatti determinato un mutamento sostanziale nei rapporti tra individuo e Stato, tra pubblico e privato, cambiando profondamente la geografia del potere”. A spiegarlo è stato il presidente è stato il presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali, Antonello Soro, presentando al relazione annuale al Parlamento. “Se ciò che per ciascuno è dato personale, intima essenza del sé – sottolinea Soro – diviene per i grandi monopolisti del web dato economico da sfruttare commercialmente, le implicazioni in termini antropologici, ma anche sociali e politici sono eloquenti. È significativo che la legislazione europea in materia ruoti attorno alla figura del “data subject”: l’interessato è definito a partire dai suoi dati, ne è fonte ed allo stesso tempo ne ha la signoria, il cui esercizio rappresenta la vera e unica garanzia rispetto ai tanti “grandi fratelli” che governano la rete. La concentrazione in capo a pochi soggetti privati di un rilevantissimo potere, non solo economico, ha infatti determinato un mutamento sostanziale nei rapporti tra individuo e Stato, tra pubblico e privato, cambiando profondamente la geografia del potere”. Il Garante per la Privacy spiega che “un numero esiguo di aziende possiede un patrimonio di conoscenza gigantesco e dispone di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che, un numero sempre più grande di persone – tendenzialmente l’umanità intera – potrà subire condizionamenti decisivi”.
“Ciascuno di noi e’ conosciuto quasi esclusivamente attraverso i dati che lo riguardano, detenuti in banche dati, pubbliche e private, nelle quali l’identita’ e’ frammentata in ragione della particolare tipologia di sistema informativo in cui e’ inserita. Di qui l’importanza di garantire l’esattezza, l’aggiornamento, la pertinenza dei dati trattati in modo da scongiurare il rischio di classificazioni errate e distorsioni di tratti importanti dell’identita’ individuale, sfuggendo alla tentazione di delegare tutto alla tecnologia. In ogni caso e’ necessaria un’adeguata trasparenza sul funzionamento dei meccanismi di decisione automatizzata”. E’ quanto scrive il Garante della privacy, Antonello Soro, nella sua Relazione annuale al Parlamento. “Sui limiti intrinseci che presentano tali decisioni – ricorda Soro – e’ basato il provvedimento con cui abbiamo dichiarato illegittima l’ipotizzata costituzione di una banca dati per la misurazione del ‘rating reputazionale’. In quel caso una questione complessa come la reputazione, sotto il profilo professionale ed economico, sarebbe stata ridotta a mero calcolo svolto da un software, in base a dati reperiti in rete o caricati dagli stessi interessati dietro la pressione delle conseguenze negative altrimenti preconizzate. Al di la’ del fatto che affidare ad un algoritmo la ‘recensione’ di una persona al pari di un prodotto commerciale, aprirebbe una deriva davvero pericolosa, tale sistema avrebbe presentato un rischio elevato di attribuire agli interessati profili deformati della loro reale identita’, con danni irreparabili per la dignita’ e la vita sociale e lavorativa degli stessi. In questi anni la sottrazione di dati personali nel web, a scopo di frode, ha registrato una crescita smisurata: spesso per realizzare, attraverso il furto di identita’, ulteriori crimini. E’ il caso di un’importante operazione di riciclaggio nel settore del money transfer, rispetto alla quale abbiamo irrogato una sanzione di 11 milioni di euro”.
Nella sua Relazione Soro sottolinea il “grande impegno” profuso nell’ultimo anno proprio “in relazione al governo delle banche dati pubbliche e private. Significativo il provvedimento con cui, al termine di una complessa attivita’ ispettiva, si sono accertate gravi criticita’, da parte di un grande operatore telefonico, nell’integrita’ e qualita’ delle proprie banche dati, che hanno determinato l’assegnazione indebita di utenze a un numero consistente di clienti ignari. Deve essere inoltre segnalata la condotta omissiva tenuta dalla societa’, durante un assai ampio arco temporale, anche successivo alla segnalazione”. E ancora: “in un caso recente, relativo ad altro operatore, un attacco informatico effettuato sfruttando una vulnerabilita’ dei sistemi, ha consentito l’accesso, con successiva copia, alle credenziali di autenticazione di oltre 5 mila clienti, utilizzate per accedere all’area riservata delle proprie utenze. La sola acquisizione delle credenziali di accesso, infatti, e’ da considerare, gia’ di per se’, fonte di potenziale pregiudizio per gli interessati, con particolare riferimento al rischio di furto d’identita’, indipendentemente dal fatto che vi sia un loro effettivo utilizzo nel medesimo contesto, giacche’ spesso gli utenti adoperano le stesse credenziali per accedere a diversi servizi web”.
“Secondo recenti ricerche, la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente”, sottolinea Antonello Soro. “Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli”, avverte Soro che – sempre in tema di minori – promuove invece la nuova legge sul cyberbullismo giudicando “particolarmente positiva la scelta di coniugare un approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell’educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi presenti in rete. Il meccanismo delineato evita una preventiva e generalizzata ingerenza da parte dei provider e tuttavia li responsabilizza su segnalazione degli interessati, anche se minori. L’Autorita’ si impegna a svolgere l’importante funzione di garanzia assegnatale dalla legge, nella consapevolezza sia delle oggettive difficolta’ tecniche sia delle necessita’ di risorse adeguate ai nuovi compiti”.
“Da come noi trattiamo i dati personali noi avremo un ruolo o un altro in merito ad essere cittadini e anche in merito alla qualita’ della nostra democrazia”. Lo ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini intervenendo a Montecitorio, insieme al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, alla presentazione della Relazione sull’attivita’ svolta nel 2016 dal Garante per la protezione dei dati personali. “‘Google, Facebook, Apple e Microsoft insieme hanno una capitalizzazione di borsa equivalente al Pil della Francia, chi puo’ contrastarli? Oramai sono piu’ potenti dei governi’. Non sono mie parole ma sono parole di un manager come Franco Bernabe’ pronunciate in un’intervista al Sole 24 Ore. Le cito per dire che a questo strapotere non ci si puo’ rassegnare. Nessuno stato democratico puo’ rassegnarsi a questo strapotere”. Qui alla Camera in qeusta legislatura abbiamo cercato di fare la nostra parte. E per questo abbiamo collaborato anche con il Garante perche’ ci siamo trovati sulla stessa strada”.
Critiche, quelle della Boldrini, che non risparmiano in particolare il fondatore di Facebook: Su questa piattaforma web, ha spiegato la presidente della Camera, “ci sono centinaia di pagine inneggianti al fascismo e al nazifascismo. Si tratta di pagine chiaramente apologetiche. La risposta a chi ha segnalato questa presenza e’ stata ‘la nostra community ha regole diverse da quelle italiane’. A me questa risposta non sembra compatibile con la gerarchia che deve esistere tra le leggi di uno Stato e le regole interne di un’azienda. Facebook ha in Italia 30 milioni di utenti. Parliamo della meta’ della popolazione. Parliamo quindi di numeri stratosferici. Il suo fondatore, Mark Zuckerberg, ha detto che ha aumentato il suo team di sorveglianza di 4.500 con altre 3.000 unita’. A me questo fa piacere. Ci sono due miliardi di utenti. Vorrei sapere quanti di questi saranno destinati al nostro paese”.
La dimensione dell’ambiente digitale “e’ sicuramente straordinaria. Ci apre un potenziale incredibile. Ma nessuno ci puo’ imporre di subire senza fiatare anche i lati oscuri di questa dimensione”. Una dimensione che “e’ bella e importante ma ha i suoi lati oscuri. Penso che si possa affermare che in democrazia non possono esistere poteri che non siano chiamati a rispondere alle istituzioni nazionale o sovranazionali. Ed e’ anche per queste considerazioni che in questa legislatura ho voluto istituire due commissioni: una sui diritti e i doveri di internet e l’altra per contrastare il razzismo, l’odio, l’intolleranza nel discorso pubblico. E noi sappiamo che sulla rete tutto questo si diffonde con grande facilita’”.