AVVOCATURA DELLO STATO AL GOVERNO, ‘SERVIREBBERO NUOVI PIANI’
Il procedimento per il trasferimento dei complessi industriali di Ilva, come confermato dall’Avvocatura dello Stato, non prevede e non consente una fase di rilancio delle sole offerte economiche. Una determinazione in tal senso sarebbe pertanto illegittima. Lo sottolinea il ministero dello Sviluppo economico in una nota, dopo aver ricevuto il parere richiesto all’Avvocatura. L’eventuale rilancio presupporrebbe una nuova fase competitiva estesa a tutte le componenti delle offerte e a nuovi piani industriali e ambientali.
Nessun rilancio possibile per l’Ilva. Dopo la richiesta del ministero dello Sviluppo economico, l’Avvocatura dello Stato ha chiarito che la riapertura della gara basata solo sulle offerte economiche sarebbe illegittima, senza annessi anche nuovi piani industriali ed ambientali. Una prospettiva che allungherebbe pero’ troppo i tempi e per questo “incompatibile” con l’attuale normativa sull’attuazione dello stesso piano ambientale e sulla continuita’ produttiva di Taranto. Il decreto Ilva del 2015 prevede infatti una articolata procedura di approvazione del nuovo decreto della Presidenza del Consiglio che richiede oltre 100 giorni e che deve concludersi necessariamente entro il 30 settembre 2017. All’approvazione del nuovo DPCM e’ correlata la possibilita’ di un differimento del termine di completamento degli interventi ambientali attualmente fissato al 30 giugno 2017, consentendo cosi’ la prosecuzione dell’attivita’ produttiva di Ilva anche dopo tale data nelle more del completamento degli interventi stessi. Lunedi’ il ministero dovrebbe quindi emanare l’atteso decreto di aggiudicazione, assegnando ufficialmente gli asset in gara alla joint-venture Am Investco. La preferenza dei tre commissari e’ andata infatti alla cordata formata da ArcelorMittal e Marcegaglia (alla quale va ad aggiungersi Intesa che vorrebbe una quota del 5-10%), che ha presentato un’offerta da 1,8 miliardi di euro. Visto il parere dell’Avvocatura sull’impossibilita’ di rilancio, sembrerebbe infatti ormai definitivamente fuori gioco il piano concorrente presentato da Acciaitalia (consorzio guidato da Jjindal, di cui fanno parte Arvedi, Cdp e Del Vecchio), che metteva invece sul piatto 1,2 miliardi. Sul tavolo resta pero’ il nodo fondamentale legato agli esuberi, tra i 5.000 e i 6.000 in entrambi i piani. Il piano Am Investco prevede 4.800 esuberi da subito per poi salire a 5.800 nel 2023, mentre la cordata Acciaitalia ne conta 6.400. Numeri inaccettabili secondo i sindacati che vorrebbero invece riassorbire nella nuova Ilva tutti gli attuali 14.200 dipendenti, senza lasciare nessuno in capo alla societa’ in amministrazione straordinaria. Il governo ha gia’ assicurato che nessuno rimarra’ senza protezione, ma, dopo due incontri al ministero giudicati dai sindacati poco fruttuosi, i rapporti continuano ad essere tesi.