
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata a Kananaskis, Alberta, per il G7. Un vertice che si preannuncia teso, con l’ombra di Donald Trump che incombe, proprio come sette anni fa, quando il tycoon americano fece naufragare il summit in Quebec.
Nel giugno 2018, in Quebec, Trump firmò la dichiarazione congiunta faticosamente elaborata dagli sherpa, salvo poi ritirare la sua adesione via Twitter non appena lasciato il Canada per un vertice a Singapore con Kim Jong Un. A scatenare la sua ira fu l’allora premier canadese Justin Trudeau, che in conferenza stampa criticò i dazi unilaterali americani. Trump rispose definendo Trudeau “disonesto” e “debole” e rilanciando minacce di guerra commerciale, provocando la dura reazione di Angela Merkel e Emmanuel Macron, che denunciarono la “distruzione della credibilità del G7” e l’impossibilità di dettare la cooperazione internazionale con “pugni di rabbia e dichiarazioni usa e getta”.
Al tavolo in Canada quasi tutti gli invitati sono cambiati, con le eccezioni di Macron e di un immancabile Trump. Ma questa volta, “la fine è nota”: la dichiarazione finale congiunta è già stata dichiarata impossibile. Le differenze tra gli Stati Uniti e il resto del mondo sono troppo ampie, non solo sui dazi, ma anche sulle delicate questioni del Medio Oriente e dell’Ucraina, in vista di un vertice Nato che potrebbe segnare il disimpegno americano dal conflitto europeo. Per questo, la Presidenza canadese si limiterà a un sintetico riepilogo dei lavori.
Sono previste sette brevi dichiarazioni su temi specifici: finanziamento dello sviluppo, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, lotta agli incendi, minerali critici, repressione transnazionale e contrasto al traffico di migranti. L’attacco di Israele all’Iran soprattutto ha stravolto l’agenda dei lavori. E ora l’attenzione è puntata sull’inquilino della Casa bianca.
La posizione di Trump crea evidente imbarazzo nel governo italiano. Giorgia Meloni è infatti la leader più vicina al tycoon al tavolo del G7. Per questo, a Palazzo Chigi si evita di sottolineare la mancanza, decisamente eccezionale, di una dichiarazione finale congiunta, preferendo concentrarsi sul “successo” che la premier intende rivendicare.
Fonti diplomatiche spiegano che la dichiarazione sulla migrazione e sulla lotta al traffico di esseri umani è stata proposta dall’Italia, con il supporto di Stati Uniti e Regno Unito, per dare continuità al lavoro avviato con la Presidenza italiana del G7. Nel comunicato finale del Vertice di Borgo Egnazia, infatti, i leader avevano concordato di istituire una Coalizione G7 per prevenire e contrastare il traffico di migranti. La Coalizione prevede lo scambio di informazioni di intelligence, iniziative investigative congiunte per smantellare le reti criminali e la confisca dei loro profitti illeciti, in linea con l’approccio “follow the money” di Falcone e Borsellino.
Il summit in Alberta prevede incontri bilaterali domenica, mentre le sessioni ufficiali si terranno lunedì e martedì, divise in sette appuntamenti. Lunedì 16 si discuterà di economia globale, crescita economica, sicurezza e resilienza, comunità sicure (con un intervento di Meloni) e temi geopolitici. Martedì la giornata si aprirà con una sessione su “Un’Ucraina forte e sovrana”, allargata alla partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del segretario generale della Nato Mark Rutte. La sesta sessione vedrà le conclusioni della Presidenza canadese e la presentazione delle priorità della Presidenza francese del G7 nel 2026. L’ultima sessione sarà allargata al formato Outreach (Paesi e istituzioni ospiti) e dedicata a “Sicurezza energetica. Diversificazione, tecnologia e investimenti in un mondo che cambia”.