LE ASSOCIAZIONI BOCCIANO IL CODICE DELLA STRADA: ‘RIFORMA SBAGLIATA’ 

Le principali associazioni italiane dei familiari delle vittime ambientali sulla strada, insieme alle associazioniste e per la mobilità sostenibile e alcune organizzazioni sindacali bocciano il via libera in Senato alla riforma del  Codice della strada. “Al contrario di quanto continua a raccontare il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, questa riforma non è la soluzione alla violenza stradale, ma anzi aggraverà questo problema drammatico in Italia”, dichiarano le 30 associazioni della piattaforma ‘Stop al 
Codice della strage’, tra le quali figurano Aifvs (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada), Afvs (Associazione Familiari e Vittime della Strada Ets), Avisl (Associazione Vittime Incidenti Stradali e Malasanità), Legambiente, Salvaciclisti, Movimento Diritto dei Pedoni, Legambiente, Spi-Cgil e Uil Pensionati.

Le nuove norme, sottolineano, “sono tutte incentrate sulla repressione a incidenti già avvenuti, non intervengono davvero in via preventiva sui fattori principali cioè velocità e distrazione, anzi allentano le regole per i veicoli a motore e restringono quelle di tutela degli utenti più vulnerabili della strada E’ un doppio sfregio ai familiari delle vittime sulla strada, tre giorni dopo la Giornata mondiale in loro ricordo – proseguono -. Dopo mesi di discussioni il testo è rimasto uguale, tutti gli emendamenti sono stati respinti e nessuna delle nostre istanze è stata accolta, infrangendosi contro un muro di gomma. Il Governo ed esponenti della maggioranza, inoltre, hanno spesso affermato che questa riforma è stata voluta dalle associazioni dei parenti: niente di più falso, questa legge non è in nostro nome né in quello delle migliaia di vittime sulle strade d’Italia!”. Le associazioni questa mattina hanno inscenato un flash mob di protesta a Roma in piazza Vidoni vicino al Senato e ieri hanno lanciato una petizione on-line sul nuovo sito https://www.codicedellastrage.it/, che in neanche 48 ore ha già raggiunto 9.000 firme, per chiedere al Governo e al Parlamento adesso di sedersi insieme a riscrivere il nuovo intero Codice della strada, in attuazione della delega contenuta nella legge.

“Se da una parte le dichiarazioni del Ministro e maggioranza parlamentare indignano, dall’altra – sottolineano le associazioni – è l’intero impianto della riforma a preoccupare: massima tutela per i veicoli a motore, i cui guidatori secondo i dati Istat causano il 94 % degli incidenti e il 98% dei morti, e restrizione delle misure a favore di pedoni, ciclisti, bambini e persone anziane, che sono la maggior parte delle vittime nelle città È una riforma pericolosa: ad esempio, limita gli autovelox invece che la velocità, che è la prima causa delle collisioni con morti o feriti gravi; vieta controlli automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi fattori di incidentalità introdurre una sola multa per più infrazioni, incentivando la violazione delle regole È una riforma dannosa: rende più difficile creare o proteggere aree pedonali, piste e corsie ciclabili, zone a traffico limitato ea basse emissioni, fondamentali per la tutela dell’incolumità e della salute delle persone nelle città; e limita l’azione dei Comuni sottoponendoli a decreti ministeriali”. In questo modo, rilevano le associazioni, “la riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché sfruttare il conflitto e la violenza stradale, che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno . Riporta l’Italia indietro di 40 anni su mobilità sostenibile e sicurezza stradale, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, un danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Ci allontana ancora di più dal resto dell’Europa, dove già siamo al 19° posto su 27 per tasso di mortalità, andando in direzione opposta alle riforme grazie a cui gli altri Paesi lo hanno invece ridotto con successo”. “Governo e Senato, con questa riforma del CODICE , hanno votato sulla pelle delle persone: la sicurezza stradale ha un’altra direzione”, così concludono le associazioni.

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