Le autorità di Tripoli dispongono il carcere per il generale già ricercato dalla Corte penale internazionale. Polemiche in Italia per il suo precedente rilascio.
La Procura generale libica ha ordinato l’arresto e il rinvio a giudizio di Osama Almasri Anjim, ex dirigente della polizia giudiziaria a Tripoli, con l’accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro nelle carceri libiche. Lo ha reso noto l’emittente libica Lybia24, citando un comunicato dei magistrati.
L’ordine di custodia cautelare, emesso a seguito di interrogatori e della raccolta di prove su gravi violazioni dei diritti nella principale struttura di riforma e riabilitazione della capitale, pone Almasri al centro di un’inchiesta per reati gravi, tra cui la morte di un prigioniero e trattamenti crudeli.
Il caso assume una rilevanza internazionale a causa del precedente avvenuto in Italia. Almasri era stato arrestato a Torino lo scorso 19 gennaio in esecuzione di un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Tuttavia, solo due giorni dopo, il generale libico era stato liberato e rimpatriato a Tripoli con un aereo di Stato, una decisione presa dal governo italiano.
La notizia dell’arresto in Libia ha riacceso la feroce polemica in Italia sulla gestione del caso da parte dell’Esecutivo.
Opposizioni all’attacco: La segretaria del PD Elly Schlein ha parlato di una “figura vergognosa a livello internazionale”, accusando il governo Meloni, Nordio e Piantedosi di aver liberato e riaccompagnato a casa il criminale fermato in Italia. Anche il capogruppo del M5S Francesco Silvestri ha parlato di una “figuraccia internazionale” chiedendo le scuse del governo. A Montecitorio, le opposizioni (M5S, Avs, PD, Italia Viva) hanno chiesto un’informativa urgente del governo. Il deputato Cinquestelle Federico Cafiero de Raho ha bollato come “vergognoso” il fatto che l’Italia abbia rimpatriato Almasri per gli stessi reati per cui ora la Libia lo arresta. La Dem Debora Serracchiani ha definito la decisione libica una “pietra tombale” sulla “gestione torbida e inqualificabile” del governo, esortando il Ministro Nordio a non sollevare conflitti costituzionali.
‘Che umiliazione per il Governo Meloni. Alla fine Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con voli di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico del Governo? Che vergogna per la nostra immagine. Non è questa l’Italia’. Così il presidente M5S Giuseppe Conte sui social.
‘La giustizia libica ha arrestato il generale Almasri per torture sui detenuti. Anche la polizia italiana lo aveva fatto, per lo stesso reato, quasi un anno fa. Ma Giorgia Meloni e Carlo Nordio hanno scelto di liberare Almasri e gli hanno pagato un volo di Stato con tutti gli onori, scrivendo una pagina vergognosa nella storia delle Istituzioni del nostro Paese. Il Governo Meloni è il Governo dell’ingiustizia’. Così, in una nota, il leader di Iv Matteo Renzi.
‘Il governo Meloni ha protetto un torturatore e stupratore. Oggi la Libia arresta Almasri per torture e omicidi, gli stessi crimini per cui la Corte penale internazionale ne aveva chiesto la cattura.Ma l’Italia lo ha liberato e rimandato a casa con un aereo di Stato. È una vergogna nazionale: Meloni e Nordio hanno ostacolato la giustizia internazionale e coperto un criminale. Questo governo ha tradito i principi di legalità e diritti umani: una vergogna nazionale firmata Meloni’. Così Angelo Bonelli Deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, co-portavoce di Europa Verde.
Vittime e legali: L’avvocato Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana vittima delle torture di Almasri, si è detta “felice per l’arresto, ma per l’Italia è una figuraccia”. L’avvocato Francesco Romeo, legale di Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture, ha espresso “sconcerto per la condotta di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano” che hanno sottratto Almasri al processo della CPI, sottolineando che non è garantito che ciò accada a Tripoli.
Nonostante l’ordine di arresto, il suo effettivo stato di detenzione non è immediatamente chiaro. Fonti locali interpellate da Agenzia Nova suggeriscono che Almasri non sarebbe ancora in carcere ma in attesa di trasferimento verso Misurata.
L’arresto da parte della Procura libica non sembra collegato alle dinamiche della giustizia internazionale, ma riflette un mutamento negli equilibri di potere interni alla capitale. All’epoca del suo rimpatrio (gennaio 2025), la Forza Rada (cui Almasri era affiliato) dominava ampie porzioni di Tripoli, e un suo arresto avrebbe potuto destabilizzare l’intero equilibrio militare. L’attuale mossa rientra nell’ambito della giurisdizione giudiziaria nazionale libica.
Il caso Almasri ha sollevato un importante quesito giuridico in Italia. La Corte d’Appello di Roma ha infatti inviato una richiesta alla Consulta sulla legittimità costituzionale delle norme relative all’arresto dei ricercati della CPI.
La Corte chiede sostanzialmente se, per l’arresto di un soggetto con mandato della Corte Penale Internazionale, sia necessario attendere il parere del Ministro della Giustizia o se si possa procedere con un’interlocuzione diretta tra i magistrati nazionali e la CPI. La decisione della Consulta, attesa nei primi mesi del 2026, dirimerà il punto cruciale che ha portato alla scarcerazione e al rimpatrio di Almasri nel gennaio 2025.