L’ITALIA RESTA IN DEFLAZIONE, A MARZO PREZZI -0,2% SU ANNO. META’ CONTRIBUENTI SOTTO 16.400 EURO
Prezzi -0,2% annuo a marzo ma +0,2% mensile, pesano carburanti, giu’ anche carrello spesa scende. A febbraio prezzi produzione -3,5% annuo. Mef: reddito medio italiani 20.320 euro, in media 540 euro bonus governo. Renzi: priorita’ ridurre tasse. Francia paralizzata da protesta contro riforma codice del lavoro.
L’Italia e’ ancora in deflazione a marzo, con prezzi in calo dello 0,2% rispetto allo scorso anno, secondo i dati provvisori dell’Istat. Ma l’istituto di statistica segnala “lievi segnali di ripresa”. Su base mensile l’inflazione torna in aumento dopo due cali consecutivi mentre, su base annuale, la flessione dello 0,2% segue il -0,3% di febbraio. La deflazione risente soprattutto dei nuovi cali dei prodotti energetici e in particolare di quelli non regolamentati come i carburanti (-11,2%, da -8,5% di febbraio).
Contribuiscono invece a ridurre l’ampiezza della flessione dei prezzi, secondo l’Istat, l’inversione della tendenza dei Servizi relativi ai trasporti (+0,5%, da -0,7% di febbraio) e di altri lievi segnali di ripresa registrati da alcune tipologie di prodotto (Alimentari non lavorati, Beni durevoli e semidurevoli, Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona). Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'”inflazione di fondo” sale a +0,6% (da +0,5% di febbraio); al netto dei soli beni energetici si porta a +0,4% (era +0,3% il mese precedente). L’inflazione acquisita per il 2016 e’ pari a -0,4% (era -0,6% a febbraio). Rispetto a marzo 2015, i prezzi dei beni registrano un’accentuazione della flessione (-1,0%, da -0,7% di febbraio) mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera (+0,7%, da +0,5% del mese precedente). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,1% in termini congiunturali e diminuiscono dell’1,1% in termini tendenziali (era -0,8% il mese precedente). Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta del 2% su base mensile mentre diminuisce dello 0,3% su base annua (era -0,2% a febbraio). Il rialzo congiunturale e’ in larga parte dovuto alla fine dei saldi invernali, di cui l’indice dell’inflazione Nic non tiene conto.
I lavoratori autonomi hanno il reddito medio piu’ elevato, pari a 35.570 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori e’ pari a 18.280 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti e’ pari a 20.520 euro, quello dei pensionati a 16.700 euro e, infine, il reddito medio da partecipazione in societa’ di persone ed assimilate risulta di 16.040 euro. Lo comunica il Mef tra i dati sui redditi 2014. I redditi da lavoro dipendente e da pensione superano l’82% del reddito complessivo dichiarato nel 2015 (sull’anno di imposta 2014). In particolare – spiega il Mef – continua a crescere la quota del reddito da pensione, che raggiunge il 30,2% del totale del reddito complessivo, nonostante il calo del numero dei pensionati. Si ricorda che la quasi totalita’ dei redditi da capitale e’ soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef. E’ opportuno ribadire – si spiega – che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attivita’ economica in forma societaria; inoltre la definizione di imprenditore non puo’ essere assunta come sinonimo di “datore di lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. E’ pertanto improprio usare i dati per confrontare i redditi degli imprenditori con quelli dei “propri dipendenti”.