
Il Regno Unito si prepara a fronteggiare uno scenario globale sempre più instabile, con il primo ministro laburista Keir Starmer che presenta una nuova e ambiziosa dottrina militare. L’obiettivo è scongiurare la minaccia di una grande guerra in Europa, pur essendo già coinvolti in una “proxy war” in Ucraina. Al centro della nuova strategia, la percezione di una Russia sempre più aggressiva, definita da Londra come una “minaccia incombente”.
Sir Keir, soprannominato “il laburista con l’elmetto”, non esita a lanciare un chiaro monito a Mosca: “La minaccia che abbiamo ora di fronte è più grave, più incombente e più imprevedibile che mai dalla Guerra Fredda”. Dalla Scozia, sede della storica base di sommergibili nucleari britannici, il premier ha elencato i “nuovi rischi nucleari, cyber-attacchi quotidiani, una crescente aggressione russa alle nostre acque, minacce ai nostri cieli”, oltre alla “guerra europea in corso” in Ucraina, per la quale Londra ribadisce il suo sostegno “incrollabile”.
Per rispondere a questa minaccia, il Regno Unito si impegna a modernizzare i propri arsenali entro il prossimo decennio, inclusa la componente nucleare. Viene evocata la prossima realizzazione di una flotta di “sottomarini d’attacco” di nuova generazione. John Healey, ministro della Difesa, ha sottolineato l’esplicito “avvertimento” verso Mosca. Lord George Robertson, ex segretario generale della NATO, ha allargato il bersaglio a un “quartetto mortale” composto da Russia, Corea del Nord, Iran e Cina, sebbene quest’ultima non sia stata menzionata esplicitamente da Starmer.
Nonostante la retorica decisa, l’opposizione Tory e i media conservatori sollevano dubbi sulla concretezza delle risorse stanziate. L’impegno ad aumentare le spese militari dal 2,5% del PIL fissato per il 2027 al 3% è stato posticipato al 2034, e solo in via orientativa.
Starmer, tuttavia, giura sul raggiungimento di tre obiettivi cruciali: rendere il Paese “pronto al combattimento”, dare “valore aggiunto alla NATO” (che resta il pilastro della sicurezza atlantica) e “accelerare l’innovazione” della produzione bellica “a ritmi da tempo di guerra”.
In concreto, la nuova strategia prevede la realizzazione di sei nuove fabbriche di munizioni e armi, la creazione di un coordinamento “ibrido” per la Royal Navy con navi, sottomarini e nuovi aerei (il Times rivela l’intenzione, non ancora ufficiale, di estendere il deterrente nucleare ai bombardieri non convenzionali). Verranno costruiti 12 nuovi sommergibili a propulsione atomica entro la fine degli anni ’30, in partnership con USA e Australia nel quadro del patto Aukus. Si prevede anche la ricreazione di una guardia nazionale e un investimento di 15 miliardi di sterline per l’arsenale nucleare e un “programma nazionale di assemblaggio di testate missilistiche”. Sarà inoltre istituito un comando ad hoc per le offensive informatiche contro potenze ostili.
Intanto, dalla Germania, il generale Carsten Breuer, numero uno della Bundeswehr, avverte che, secondo un’analisi unanime dei servizi segreti occidentali, Putin potrebbe essere “in grado” di attaccare obiettivi NATO “dal 2029”. Parallelamente, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, riunendo a Vilnius i “falchi” dei Paesi del fronte orientale, ha invocato dagli alleati “misure” per garantire “la nostra prontezza alla guerra”.