COMMEMORAZIONI DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, ‘MAFIA SI VINCE’
Venticinque anni ”buttati”, senza arrivare alla verita’, anzi pieni di ”schifezze e menzogne”. Nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta, le figlie del magistrato ucciso reclamano giustizia, denunciando i depistaggi e le gravi anomalie che si sono verificate nelle indagini e chiedendo che si faccia finalmente luce su quel che e’ realmente accaduto e su comportamenti ascrivibili a uomini delle istituzioni. Nette anche le parole che pronuncia il capo dello Stato alla commemorazione di Borsellino al Csm, cui partecipa anche una delle figlie del magistrato, Lucia: nelle indagini sulla strage ci sono stati ””troppi errori” e restano ancora aperti ”tanti interrogativi” sulla strada della verita’.
Troppe incertezze ed errori hanno accompagnato la ricerca della verita’ sulla strage di mafia di via D’Amelio, in cui morirono 25 anni fa a Palermo il magistrato Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta. Cosi’ il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella commemorazione al Csm, nel corso della quale il capo dello Stato ricorda la battaglia combattuta da Borsellino, sottolineando che la mafia non e’ un male ineluttabile. Cerimonie di ricordo anche a Palermo, dove la figlia del magistrato Fiammetta polemizza contro “25 anni di schifezze e menzogne”, ma ha anche chiesto “scusa agli innocenti che sono stati condannati all’ergastolo”.
“Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verita’ sulla strage di Via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha presieduto il Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura dedicato al ricordo di Paolo Borsellino a 25 anni dalla strage di Via d’Amelio. All’ordine del giorno la delibera della Sesta commissione, relatori i Consiglieri Ercole Aprile e Antonio Ardituro, che autorizza la pubblicazione di tutti gli atti e i documenti relativi al percorso professionale del giudice Borsellino, dal suo ingresso in magistratura, nel 1963, fino alla tragica morte del 19 luglio 1992, quando vennero uccisi anche cinque agenti della sua scorta”.
“Paolo Borsellino, ha ricordato il Capo dello Stato, “ha combattuto la mafia con la determinazione di chi sa che la mafia non e’ un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che puo’ essere sconfitto. Sapeva bene che, per il raggiungimento di questo obiettivo, non e’ sufficiente la repressione penale ma e’ indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalita’”. PoiMattarella ha voluto ricordare, di fronte al Csm, il metodo di lavoro di Borsellino, che era “un patrimonio prezioso perche’ basato sulla collaborazione fra un gruppo di colleghi affiatati, in grado di condividere conoscenze e prassi attraverso una costante e reciproca verifica degli orientamenti, al fine di arrivare all’adozione congiunta dei provvedimenti piu’ rilevanti”. Un patrimonio “di esperienze”, ha insistito il Presidente della Repubblica, che “si e’ poi tradotto in prassi diffuse e in nuove normative che hanno consentito di far assumere alla lotta alla mafia i connotati della concretezza, incisivita’ ed efficacia, oggi riconosciuti in tutto il mondo”.
“Ma e’ bene ricordare che negli anni ’80 questo metodo rappresentava l’innovazione – ha sottolineato ancora Mattarella – piu’ significativa nell’esperienza giudiziaria, cui occorre ancora guardare per trarre spunto e ispirazione nella direzione di un impegno unitario dell’azione giudiziaria”. Il Capo dello Stato ha ricordato quindi “l’enorme lavoro dedicato all’istruzione formale del complesso procedimento che culmina nel ‘maxi-processo’ assorbe e caratterizza tutta la vita di Borsellino in quegli anni. Insieme a Giovanni Falcone e ad altri valorosi colleghi vengono sperimentati, con successo, metodi investigativi nuovi e piu’ efficaci, attraverso la condivisione delle informazioni tra i magistrati e con maggiore attenzione verso il potere economico delle cosche, il settore degli appalti e quello dei movimenti bancari”. “Attraverso questo nuovo metodo, fondato sulla condivisione delle informazioni, sul lavoro di gruppo, sulla specializzazione dei ruoli, l’ufficio istruzione di Palermo raggiunge, in quel tempo, risultati processuali di rilievo inedito, resi possibili grazie alla capacita’ di valorizzare i criteri dell’efficienza e del coordinamento – ha poi detto Mattarella -. E in questo contesto, le esperienze di Paolo Borsellino come giudice civile e penale, giudicante e requirente, si sono rivelate un punto di forza, imprimendo alla sua attivita’ istruttoria una connotazione di particolare solidita’ probatoria”.