MELONI – SCHLEIN , SCONTRO AL QUESTION TIME SULLA SANITÀ
“Se noi, nonostante l’eredita pessima, abbiamo portato a casa un buon compromesso è perché in un anno abbiamo mostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagare le campagne elettorali è finita”. Così la premier Giorgia Meloni alla Camera rispondendo al M5s sul Patto di stabilità. ‘Lei è andata al governo per risolvere i problemi degli italiani o per scaricare le responsabilità su altri?”: ha replicato la segretaria del Pd Elly Schlein, che chiede alla premier un piano straordinario di assunzioni nella sanità: “Lei era ministro quando nel 2009 è stato fissato il tetto”. La controreplica: “chiedete a noi di risolvere i problemi che non avete risolto in dieci anni al governo”. Meloni attacca Stellantis per lo spostamento della sede legale e fiscale fuori dall’Italia e per la fusione “che celava un’acquisizione francese”. La replica di Stellantis: “l’azienda ha investito diversi miliardi di euro nelle attività italiane per nuovi prodotti”.
Nel duello tra la segretaria del Pd e la presidente del Consiglio, possibili sfidanti da candidato alle europee e nel confronto tv in via di definizione, si inserisce il presidente M5S che attacca la Meloni definendola “Re Mida al contrario”, lanciando un affondo alla premier sulle promesse mancate: “Lei ha illuso gli italiani. Ha detto che sarebbe andata a Bruxelles a far tremare l’Europa. Qui a tremare invece è l’Italia”.
Nel question time di un’ora e mezza alla Camera, Giorgia Meloni tocca molti punti, ma sono gli ‘scontri diretti’ con i leader delle opposizioni i momenti più caldi. Nicola Fratoianni, di Avs, le chiede conto della posizione italiana nella questione mediorientale: la premier ammette di non condividere “la posizione assunta ultimamente da Netanyahu”. Il motivo è che “l’Italia ha sempre ribadito che il popolo palestinese ha diritto a uno stato indipendente: è una soluzione giusta, necessaria e nell’interesse sì dei palestinesi, ma anche di Israele. Ma questo non può essere richiesto unilateralmente: la condizione è il riconoscimento del diritto all’esistenza dello Stato ebraico”.
Poi risponde a Matteo Richetti, di Azione, che gli chiede del gruppo Stellantis: “Mi è spesso capitato, nell’indifferenza generale, di criticare alcune operazioni, come lo spostamento della sede legale, la presunta fusione tra Fca- Psa che celava di fatto un’acquisizione: il risultato è che in Francia oggi si produce più che in Italia dove siamo passati da 2 milioni di veicoli nel 2017 a 700mila di oggi, con oltre 7mila posti di lavoro persi”, dice.
“Mi sembra che Giorgia Meloni abbia avviato la campagna d’Ungheria. Perché questi attacchi violentissimi alla libertà di stampa, al giornalismo d’inchiesta, a cui si affiancano quelli all’indipendenza della magistratura e ai sindacati, li abbiamo già visti in Paesi che si scindono democrazie illiberali.Non esiste una democrazia illiberale e ogni sincero democratico non può permettersi, soprattutto quando è al governo, di fare questo attacco spregiudicato alla libertà di stampa, alla magistratura, ai sindacati. Per Meloni la campagna delle Europee è una campagna d’Ungheria”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein al margine del premier time alla Camera.