
Il gabinetto di sicurezza israeliano ha dato il via libera nella notte a un piano che prevede una significativa espansione delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, con l’obiettivo di conquistare l’intera area e mantenerne il controllo a tempo indeterminato. La decisione, resa nota da fonti governative, giunge mentre il Premier Benjamin Netanyahu avverte che il Paese si trova “alla vigilia di un’invasione massiccia”.
Il piano, la cui attuazione sarebbe prevista dopo la visita nella regione del presidente statunitense Donald Trump la prossima settimana, includerebbe, secondo indiscrezioni, lo sfollamento di centinaia di migliaia di palestinesi e la gestione della distribuzione degli aiuti umanitari attraverso aziende private.
Tuttavia, l’annuncio del piano ha sollevato immediate preoccupazioni. Il capo di Stato Maggiore dell’Idf (Forze di Difesa Israeliane), generale Eyal Zamir, ha espresso il timore che una nuova operazione su vasta scala possa mettere ulteriormente a rischio la vita degli ostaggi israeliani ancora nelle mani del gruppo Hamas.
La notizia dell’approvazione del piano ha scatenato proteste e tensioni a Gerusalemme. Manifestanti si sono riversati nelle strade, bloccando gli accessi agli edifici governativi per esprimere la loro opposizione all’escalation militare. In un tentativo di stemperare le preoccupazioni, fonti militari hanno rilasciato dichiarazioni che parlano di “azioni in vaste aree” della Striscia di Gaza, precisando che tali operazioni non interesseranno le zone dove si sospetta la presenza di ostaggi. Tuttavia, la discrepanza tra le dichiarazioni del Premier e le rassicurazioni dell’esercito non ha placato le crescenti apprensioni a livello nazionale e internazionale riguardo alle possibili conseguenze di un’operazione militare di tale portata. La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi, temendo un’ulteriore destabilizzazione della già fragile situazione nella regione.
“Il programma per l’espansione dell’operazione a Gaza è ampio ma comunque limitato: esclude esplicitamente le aree dove si ritiene che ci possa essere presenza di ostaggi. Non abbiamo intenzione di entrare in quelle zone”, hanno spiegato gli ufficiali. “La nuova fase includerà soprattutto il passaggio da incursioni a una presa di controllo di porzioni di territorio (ma non dell’intera Striscia), bonifiche dei tunnel, di cui solo un quarto è stato finora neutralizzato”, hanno detto. L’offensiva però non inizierà immediatamente: l’esercito aspetterà che si concluda il viaggio del presidente americano Donald Trump nei Paesi del Golfo, dal 13 al 16 di maggio.
L’operazione prevede che tutta la popolazione del nord di Gaza e del centro venga evacuata in massa nel sud, tra il corridoio Morag e il Filadelfia, dove saranno realizzate strutture di accoglienza. Poi Israele avvierà gli aiuti umanitari nella Striscia. “Li aiuteremo ad avere il cibo. Sono affamati”, ha detto il presidente Trump puntando il dito su Hamas che “li tratta molto male”.