PALAZZO CHIGI, ARRIVA L’INTESA SULLA MANOVRA

RITOCCHI SUGLI AFFITTI. TAGLIO ALLE PENSIONI, I MEDICI PRONTI ALLO SCIOPERO. SI AL PREMIERATO 

Entra in manovra la proposta di FI per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi: confermato l’aumento al 26% dell’aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto fino a 30 giorni, per la prima resta al 21%. Il testo della legge di bilancio trasmesso al Parlamento. La maggioranza non presenterà emendamenti. Palazzo Chigi: ‘Avanti spediti’. Sindacati medici pronti allo sciopero contro la norma sul taglio del rendimento delle pensioni. Una misura, affermano, che innescherebbe un ulteriore esodo dal Servizio sanitario.

“Le forze di maggioranza hanno confermato la volontà di procedere speditamente all’approvazione senza pertanto presentare emendamenti. Il governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione”. Il punto più controverso rimane quello delle pensioni. “La Lega – dichiara il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari – è soddisfatta dell’accordo trovato sulla manovra di bilancio, perché come avevamo detto non ci sarà alcun prelievo forzoso sui conti. E’ confermata inoltre la quota 103, cosa che aumenta la platea di potenziali pensionati di 50mila unità, è la conferma che l’obiettivo della Lega per la legislatura resta arrivare a quota 41”.  Entra nella manovra la proposta di Forza Italia per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi. Confermato l’aumento al 26% dell’aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto fino a 30 giorni, specificando che per la prima resta al 21%. 

È l’elezione diretta del premier la principale novità della riforma costituzionale del governo Meloni. Il testo del disegno di legge sarà esaminato dal Consiglio dei ministri venerdì. Con l’introduzione del premierato arriverà anche lo stop alla nomina di nuovi senatori a vita. FdI: ‘Si passa alla Terza Repubblica’. Il Pd attacca: ‘La destra azzoppa il Capo dello Stato e il Parlamento, equilibri della Costituzione pericolosamente stravolti’. Pd, M5s, Avs, Azione e anche le forze minori si sono da sempre dette contrarie all’elezione diretta, in primis del presidente della Repubblica. “Dalla primazia del Parlamento si passa alla primazia del governo. La democrazia si riduce alla scelta del capo”, afferma il capogruppo Pd in commisisone Affari costituzionali del Senato, Andrea Giorgis. “La riforma costituzionale di Giorgia Meloni e’ la tomba della democrazia rappresentativa, il colpo di grazia al parlamentarismo, la fine del ruolo del presidente della Repubblica come garante della Costituzione”, dice il segretario di Piu’ Europa Riccardo Magi. La riforma del centrodestra “comprime ulteriormente la democrazia, svuota i poteri del Parlamento, indebolisce il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica”, e’ l’opinione di Nicola Fratoianni.  “Dopo due settimane di farsa su una manovra approvata su un foglio bianco e ostaggio dei litigi tra alleati, il governo ricorre all’ennesima arma di distrazione di massa e annuncia una riforma che sembra un autentico pastrocchio costituzionale. Si confonde l’ingegneria costituzionale con l’avventurismo di dilettanti allo sbaraglio”, e’ la linea del Movimento 5 stelle. Dura la replica di Carlo calenda all’esultanza salviniana contro i ribaltoni: “I ribaltoni li fate tutti i giorni disattendendo ogni promessa. Vai a lavorare…”, scrive sui social il leader di Azione. 

 “Se Meloni porta la riforma costituzionale con l’elezione diretta del premier, noi ci siamo”. Parola di Matteo Renzi. Unica voce fuori dal coro dei ‘no’ con cui le forze di opposizione bocciano la bozza di riforma costituzionale del governo, che ha invece incassato il via libera della coalizione di centrodestra e approdera’ venerdi’ sul tavolo del Cdm, con l’obiettivo di arrivare alla approvazione in prima lettura dei due rami del Parlamento (si ipotizza che l’iter possa partire da Montecitorio) prima delle elezioni europee del 2024. “Abbiamo sulle nostre spalle una responsabilita’ storica: consolidare la democrazia dell’alternanza e accompagnare finalmente l’Italia, con la riforma costituzionale che questo governo intende portare avanti, nella Terza Repubblica”, ha scandito ieri la premier Giorgia Meloni alla vigilia del vertice di maggioranza. “Abbiamo fatto un grande passo avanti verso la ‘riforma delle riforme’, che dara’ stabilita’ al Paese e restituira’ centralita’ al voto dei cittadini con l’elezione diretta del premier”, tiene a sottolineare l’autrice del testo, la ministra Elisabetta Casellati. 

Tra i punti fermi c’e’ l’elezione diretta del premier, con un premio di maggioranza del 55%. Dovrebbe anche esserci la cosiddetta norma ‘anti ribaltone’, che prevederebbe, in caso di crisi di governo, che il Capo dello Stato possa riaffidare l’incarico al premier uscente o comunque a un esponente della maggioranza parlamentare che ha vinto le elezioni. Tra le novita’, anche l’eliminazione dei senatorti a vita di nomina del presidente della Repubblica (restano quelli gia’ nominati, mentre i nuovi senatori a vita saranno solo gli ex Capi di Stato).

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