
ACCONTI CON ALIQUOTE 2025. IL MEF, ‘IN TEMPO UTILE PER EVITARE AGGRAVI AI CONTRIBUENTI’
Il governo interviene ‘anche in via normativa’ per consentire l’applicazione delle nuove aliquote 2025 per la determinazione dell’acconto Irpef. Lo annuncia il ministero dell’Economia a seguito dei dubbi di interpretazione posti da alcuni Caf e dalla Cgil. L’intervento, precisa il Mef, avverrà ‘in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento’.
“Relativamente all’applicazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, sono pervenute segnalazioni da parte di alcuni CAF, riportate anche dagli organi di stampa, in merito a un maggior carico fiscale per i lavoratori dipendenti che verrebbero gravati dell’onere di versare l’acconto Irpef per l’anno 2025 anche in mancanza di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d’acconto”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dal Mef “In particolare, il predetto maggior onere fiscale deriverebbe, secondo l’interpretazione riportata dalla CAF, dall’applicazione della disposizione contenuta nell’articolo 1, comma 4, del d.lgs. 30 dicembre 2023, n. 216, che, prevedendo la riduzione dal 25 al 23 per cento dell’aliquota Irpef per i redditi da 15.000 a 28.000 euro e l’innalzamento della detrazione di lavoro dipendente da 1.880 euro a 1.955 euro, ha stabilito che tali interventi non si applicano per la determinazione degli acconti dovuti per gli anni 2024 e 2025 per i quali si deve considerare la disciplina in vigore per l’anno 2023”. “Al riguardo, si premette che l’incongruenza evidenziata dai CAF deriva dal fatto che le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni Irpef sono stati in una prima fase modificati in via temporanea, per un solo periodo d’imposta (2024), e successivamente stabilizzate a regime dal 2025”, continua il comunicato del Ministero dell’Economia e delle Finanze, retto da Giancarlo Giorgetti.
“Inoltre, si fa presente che con la disposizione in questione si intendeva sterilizzare gli effetti delle modifiche alla disciplina Irpef soltanto in relazione agli acconti dovuti dai soggetti la cui dichiarazione dei redditi evidenziava una differenza a debito di Irpef, in quanto percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d’acconto”, si legge nella nota del Mef. “L’intenzione del legislatore non era, quindi, volta a intervenire nei confronti di soggetti, come la maggioranza dei lavoratori dipendenti e pensionati, che, in mancanza di altri redditi, non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi”. “Pertanto, la disposizione di cui all’articolo 1, comma 4, del d.lgs. 216/2023 va interpretata nel senso che l’acconto per l’anno 2025 è dovuto, con applicazione delle aliquote 2023, solo nei casi in cui risulta di ammontare superiore a euro 51,65 la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto, il tutto però calcolato secondo la normativa applicabile al periodo d’imposta 2024”, sottolinea ancora il Mef. “In ogni caso, in considerazione dei dubbi interpretativi posti, e al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, il Governo interverrà anche in via normativa per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell’acconto”. “L’intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento”, concludono il ministero dell’Economia e delle Finanze.
“Siamo soddisfatti di aver difeso le persone che rappresentiamo, inducendo il Governo a rivedere una norma profondamente ingiusta. La questione sollevata dalla Cgil e dal Consorzio nazionale Caaf Cgil era più che fondata”. È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, e la Presidentessa Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia, un commento del comunicato diffuso pochi minuti fa dal Mef. “Se alle parole seguiranno i fatti, e si interverrà per consentire l’applicazione delle tre aliquote 2025 per la determinazione dell’acconto Irpef – è scritto nella nota della Cgil – i salari e le pensioni di milioni di cittadine e cittadini, già pesantemente colpiti dall’alta vendita cumulata in questi anni, non subiranno ulteriori riduzioni”.
“Il governo ha fatto un pasticcio, sta facendo pagare con le vecchie regole” gli acconti Irpef. Lo afferma Antonio Misiani (Pd) sottolineando che basandosi sulle vecchie 4 aliquote e non sulle attuali 3 “lo Stato sta imponendo una sorta di prestito forzoso ai contribuenti”. Intervenendo su Raitre a Restart, Misiani ha quindi ricordato anche “un altro pasticcio: il governo si è dimenticato dei contribuenti tra 8.500 e 9.000 euro che non percepiranno più il trattamento integrativo di 1.200 euro”. Nel 2024, ha aggiunto, “la pressione fiscale è arrivata al 42,6% il dato più alto dal 2015”.