PRIMO SÌ AL DDL AUTONOMIA, BAGARRE IN AULA AL SENATO
Al Senato il primo via libera al ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata, con le opposizioni che hanno protestato sventolando tricolori e cantando l’inno di Mameli. 110 i sì, 64 i no, 3 gli astenuti. Ora il provvedimento passerà a Montecitorio. Roberto Calderoli ha sostenuto il provvedimento che nel percorso parlamentare è stato notevolmente cambiato per tenere d’accordo le varie posizioni della maggioranza.

In Aula spuntano cartelli con la bandiera tricolore dai banchi del Pd e risuona l’inno di Mameli, dai banchi della Lega si leva anche un Leone di San Marco. Matteo Renzi e Carlo Calenda non passano nemmeno al voto. Italia viva è contro, con le altre opposizioni, Azione si astiene amentre Mariastella Gelmini vota in dissenso dai colleghi a favore del provvedimento. “È un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale”, esulta Matteo Salvini che dedica il risultato a Roberto Maroni. “Si è compiuto un ulteriore passo avanti verso un risultato storico, importantissimo e atteso da troppo tempo – è la soddisfazione di Calderoli -Questa è una risposta che dovevo a quelle 14 regioni su 15 a statuto ordinario che ce l’avevano chiesto”. La segretaria del Pd Elly Schlein e il leader M5s Giuseppe Conte chiamano alla mobilitazione, dentro e fuori dal Parlamento. E già si pensa a un referendum abrogativo. “Giorgia Meloni fa rivivere l’antico sogno secessionista della Lega. Una riforma pericolosa”, ha detto Schlein, “ma non escludiamo alcuno strumento per frenare questa riforma che spacca l’Italia”. “Meloni spacca il Paese e svende il Sud a Salvini. Noi non ci rassegniamo”, le fa eco Conte.
“Il primo sì pronunciato dal Senato sulla riforma dell’ Autonomia non è un passo avanti ma solo la dimostrazione che questa proposta è poco più che fumo negli occhi”. Così Mara Carfagna, presidente di Azione, che aggiunge: “Senza il Fondo di perequazione, cancellato da questo governo, senza una chiara linea di finanziamento dei Lep, senza paletti sul trasferimento alle Regioni di poteri di alto interesse nazionale come quelli sulle reti energetiche o le relazioni commerciali con l’estero, ogni singolo capitolo della legge Calderoli risulta inapplicabile. Inapplicabile sotto il profilo politico: la destra perderebbe la faccia se consentisse lo spezzettamento dell’Italia in venti repubblichette, ciascuna dotata di competenze diverse. E inapplicabile sotto il profilo pratico: se entrasse in vigore così com’è lascerebbe un terzo del Paese a risorse zero per pagare sanità, scuola, servizi”. “E’ triste- conclude Carfagna- che un tema così rilevante per il futuro del Paese e per la sua efficienza sia stato utilizzato come una bandierina, evitando il confronto che avrebbe potuto dargli concretezza e allargare il perimetro del consenso parlamentare”.
“Con l’ Autonomia differenziata si parla molto di incremento delle disuguaglianze, ma prima ancora il tema è che avremo uno stato arlecchino.Ci sono ventitré materie che le regioni scelgono di fare propria a loro discrezione;un inedito a livello mondiale, nessuno Stato unitario o decentrato ha una configurazione uguale.Poi su questa cosa dei LEP voglio sapere se ad esempio per gli asili nido prendiamo come base il livello di Reggio Calabria o quello di Reggio Emilia? queste norme sono previste senza spesa per lo Stato.Una presa in giro vergognosa. A me l’ Autonomia differenziata va bene nel senso che la Sardegna potrà chiedere una materia relativa al trasporto marittimo e l’Umbria no perché non ha il mare. Se si interpreta in modo funzionale ha un senso ma con un progetto con ventitré materia à la carte si arriva allo sbrindellamento di uno Stato, ci tocca richiamare Garibaldi. Era più onesto Bossi che chiedeva la secessione.” Così Pier Luigi Bersani ospite a Otto e mezzo su La7. “E mentre il Senato ha approvato l’ Autonomia differenziata” continua Bersani “vanno avanti con il premierato. Non è vero che sono in contraddizione, perché se si sfascia l’Italia c’è ancora più bisogno di un capo. Prendiamo sul serio il tema, lo dico anche a chi lo sta snobbando. Non può essere solo il Pd, il Parlamento o la sinistra: c’è in gioco l’Italia.”
“Il successo di questo primo passaggio parlamentare rappresenta la pietra miliare che segna l’accelerata finale verso un traguardo di rinascita per il Paese; per tutto il Paese. Il Veneto, la nostra Regione, è stata l’apripista di un percorso che, una volta portato a termine, sarà occasione di progresso e giovamento per tutte le realtà territoriali, anche quelle verso le quali rimane indispensabile un’attenzione solidale. L’ Autonomia sarà il volano, anche in termini di entusiasmo e partecipazione alla vita pubblica, che condividiamo con le nuove generazioni, con i ragazzi che vedono nel cambiamento del Paese le basi per costruire con orgoglio e passione il loro futuro. Ringrazio i Senatori che hanno consentito di coronare questo primo voto positivo del Parlamento. Anche a fronte di tante affermazioni udite in questi giorni sento di dover ripetere e confermare che l’ Autonomia non vuole lasciare indietro nessuno, non è la fuga dei ricchi dalla nave in difficoltà. È un nuovo modo di unire e progredire insieme, superando con un moderno regionalismo le rovine di uno statalismo che, questo sì, nei decenni passati ha prodotto territori a differenti velocità”. Con questo pensiero il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha accolto il voto favorevole di Palazzo Madama al disegno di legge sull’ Autonomia differenziata.