La Fondazione in audizione alla Camera e al Senato: l’incremento di risorse è solo apparente. Il Fondo Sanitario Nazionale in rapporto al Pil precipiterà al 5,93% nel 2028.
L’apparente aumento delle risorse per la sanità nella Manovra economica “nasconde in realtà un definanziamento strutturale”. Questo l’allarme lanciato oggi dalla Fondazione Gimbe nel corso dell’audizione congiunta davanti alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera, che ha messo in luce un gap finanziario cumulato di 17,5 miliardi di euro nel quadriennio 2023-2026 per il Fondo Sanitario Nazionale (Fsn).
Secondo le analisi della Fondazione, il disavanzo emerge dal confronto tra l’ammontare effettivo del Fsn e quello che si sarebbe ottenuto mantenendo stabile la quota di finanziamento al 6,3% del Pil (il Prodotto Interno Lordo) del 2022.
“A fronte di miliardi sbandierati in valore assoluto, la sanità pubblica ha perso in 4 anni l’equivalente di una legge di Bilancio”, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, sottolineando come l’effetto concreto si traduca per cittadini e Regioni in “liste di attesa crescenti, spesa privata e diseguaglianze di accesso”.
Cartabellotta ha definito l’incremento di risorse come un’“illusione contabile”, evidenziando che il Fsn in rapporto al Pil, pur salendo leggermente al 6,16% nel 2026, è destinato a scendere progressivamente fino a toccare il minimo storico del 5,93% nel 2028, scendendo sotto la soglia del 6%.
L’analisi di Gimbe rileva inoltre un crescente divario tra la spesa sanitaria attesa e le risorse assegnate: un gap che toccherà 6,8 miliardi nel 2026 e ben 10,7 miliardi nel 2028. Un differenziale che, secondo Cartabellotta, le Regioni non potranno colmare con risorse proprie, costringendole a “ridurre i servizi o ad aumentare le imposte locali”, mettendo così a rischio i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea).
La Fondazione ha anche evidenziato un’anomalia nell’Art. 63 della Manovra: oltre 430 milioni destinati al 2026 per assunzioni e prestazioni aggiuntive proverrebbero da fondi già stanziati con la Legge di Bilancio precedente.
Per scongiurare il declino del Ssn, Gimbe ha avanzato proposte concrete per un rifinanziamento strutturale, tra cui:
- Tasse di scopo (“sin taxes”) su prodotti nocivi (tabacco, alcol, gioco).
- Imposte su extraprofitti e redditi elevati.
- Revisione dei confini tra spesa pubblica e privata, con una riforma della sanità integrativa.
- Un piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze.
“È indispensabile avviare un rifinanziamento progressivo accompagnato da coraggiose riforme strutturali di sistema”, ha concluso Cartabellotta, esortando ad abbandonare “proclami populisti” e “proposte irrealistiche”.
“La crescita dei fondi alla sanità è solo apparente, in realtà perde in 4 anni l’equivalente dell’intera manovra”. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, attacca duramente il Governo Meloni, commentando i dati presentati oggi dalla Fondazione Gimbe in audizione parlamentare.
Secondo Schlein, il gap di 17,5 miliardi di euro per la sanità nel periodo 2023-2026 rispetto al livello di finanziamento sul Pil del 2022 dimostra che le risorse stanziate sono “del tutto insufficienti”.
“Siamo di fronte a una medicina amara che colpisce cittadini e Regioni, con più liste d’attesa, più spesa privata e meno diritti”, ha affermato la leader dem. “Meloni continua a negare l’evidenza, ma questi dati dimostrano che le risorse che mettono sono del tutto insufficienti. Così smantellano il Servizio Sanitario Nazionale senza nemmeno il coraggio di ammetterlo”.
Schlein ha sottolineato l’emergenza del Ssn, che necessita di “investimenti veri e di riforme” per garantire il diritto alla salute e rispondere ai nuovi bisogni, come la sanità territoriale e l’assistenza domiciliare.
La segretaria del Pd ha evidenziato anche il rischio paventato da Gimbe sul crescente divario tra la spesa prevista e il finanziamento governativo. “Chi coprirà quello che manca? Le regioni non ce la fanno, così saranno costrette a tagliare servizi o aumentare le tasse”, ha concluso Schlein, ribadendo la posizione critica dell’opposizione.