
L’innovazione tecnologica in ambito sanitario è ormai un pilastro fondamentale per il benessere degli italiani. Oltre l’86% della popolazione considera la tecnologia un fattore cruciale per migliorare la qualità della vita e il proprio stato di salute. Un’integrazione sempre più efficace dell’intelligenza artificiale (IA) emerge come un tema chiave, con un desiderio diffuso di maggiori investimenti in questo campo.
Questi sono alcuni dei principali risultati emersi dalla survey Deloitte “Tecnologia che cura: il dialogo tra pazienti, operatori e regolatori”, presentata oggi a Roma. La ricerca ha coinvolto cittadini tra i 18 e i 75 anni e i principali stakeholder del settore italiano dei dispositivi medicali.
Il 52% degli intervistati auspica maggiori investimenti nel monitoraggio continuo della salute tramite l’IA, segno di una crescente consapevolezza delle sue potenzialità. Tra i più giovani, gli under 35, il 48% desidera l’utilizzo dell’IA soprattutto nel campo della prevenzione personalizzata.
Durante l’evento di presentazione, hanno partecipato figure di spicco del settore, tra cui Massimo Scaccabarozzi (Presidente Menarini Biotech e Sezione Farmaceutica e Biomedicale Unindustria Lazio), Mario Federighi (Vice Presidente Confindustria Dispositivi Medici) e Fabrizio Pregliasco (Direttore Sanitario IRCCS Galeazzi).
“Le prospettive future dei dispositivi medici avanzati”, ha dichiarato Tommaso Stranieri, Strategy, Risk & Transactions Advisory Life Sciences and Health Care Leader di Deloitte Central Mediterranean, “sono caratterizzate da innovazioni tecnologiche che promettono di trasformare radicalmente la diagnosi e la cura delle malattie. In questo momento la sanità digitale italiana si trova di fronte a una grande opportunità: diventare più moderna, accessibile e sicura combinando regolamentazione, innovazione e sostenibilità.”
Lorenzo Cerulli, Life Science and Health Care Industry leader and GenAI Leader di Deloitte Central Mediterranean, ha aggiunto: “Oggi tutti i principali stakeholder del settore sanitario sono chiamati a sviluppare competenze nuove. Conoscenze sempre più specializzate sono richieste non solo a medici e operatori sanitari, ma anche a produttori e distributori di dispositivi medici, per far sì che i modelli di business restino competitivi grazie all’implementazione dell’intelligenza artificiale generativa. Non si tratta più di ipotizzare scenari futuri, ma di cogliere immediatamente le enormi potenzialità offerte dalla tecnologia e giocare un ruolo da protagonisti sullo scenario internazionale.”
La digitalizzazione sta ridefinendo anche il rapporto tra medico e paziente, introducendo nuove dinamiche e aspettative, pur preservando gli elementi tradizionali. Se da un lato gli intervistati si dichiarano favorevoli alla comunicazione con il medico tramite strumenti digitali (con app di messaggistica ed e-mail come canali più usati), dall’altro emerge il timore della perdita del contatto umano, particolarmente sentito tra gli over 55.
Il modello assistenziale preferito è quello ibrido, con l’88% della popolazione che ritiene essenziale il supporto del medico nell’uso delle tecnologie. Il medico resta la fonte principale di fiducia (91%), anche se i giovani mostrano una crescente autonomia nell’uso del web per informarsi.
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