
FRA LE POLEMICHE ALLA CAMERA. FI: IL PAESE IN MANO AI PM
La Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto legge intercettazioni, con 304 si’, 226 no e un astenuto. Giovedi’ ci sara’ l’esame degli ordini del giorno, quindi la votazione finale. Voto fra le polemiche, soprattutto su via libera all’uso dei trojan, i programmi informatici usati per captare le intercettazioni e inseriti su cellulari ed altri dispositivi mobili. Sisto (Fi): “Il governo consegna l’Italia ai Pm”.
La Camera ha approvato la fiducia sul dl intercettazioni – già licenziato dal Senato – con 304 sì e 226 no. Come previsto dalla conferenza dei capigruppo, per consentire il via libera domani al dl Coronavirus l’esame del provvedimento sulle intercettazioni proseguirà giovedì con dichiarazioni di voto alle 19 e votazione finale intorno alle 20.30. Il decreto legge n. 161 del 2019, così come modificato dal Senato, interviene in materia di intercettazioni per prorogare al 1° maggio 2020 il termine a partire dal quale la riforma della disciplina delle intercettazioni- introdotta dal decreto legislativo n. 216 del 2017 (c.d. riforma Orlando) – troverà applicazione. È specificato, al riguardo, che la riforma si applicherà solo ai procedimenti penali iscritti dal 1° maggio 2020: per tutti i procedimenti in corso, dunque, continuerà ad applicarsi la disciplina attuale. Altro obiettivo del decreto è quello di apportare alcune modifiche alla stessa disciplina delle intercettazioni prevista dal D.lgs. 216; anche tali modifiche troveranno applicazione per i procedimenti penali iscritti dal 1° maggio 2020. In Commissione a Palazzo Madama era stata trovata l’intesa nella maggioranza con Italia Viva, sulla base di una mediazione elaborata dal senatore Pietro Grasso di Leu con cui si limita la possibilità di utilizzare le intercettazioni per provare l’esistenza di un reato diverso da quello per cui erano state disposte. Tra le novità del decreto un maggiore controllo sulle intercettazioniper i pubblici ministeri, sottraendolo alla polizia giudiziaria e il completamento della parificazione dei reati dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio contro la pubblica amministrazione con i reati di criminalità organizzata, estendendo ai primi l’utilizzo dei trojan, ovvero dei “captatori informatici”.