
Le regioni meridionali italiane faticano a risalire la china nel mercato del lavoro europeo. Secondo i recenti dati Eurostat sull’occupazione nella fascia d’età 15-64 anni, Campania, Calabria e Sicilia si collocano tra le quattro peggiori regioni dell’Unione Europea, precedendo solo la Guyana francese.
Se si considera il solo territorio europeo, il quadro si fa ancora più critico per l’Italia, con la Puglia che si aggiunge alle ultime tre posizioni della classifica. Questo scenario è strettamente legato alla bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, con alcune aree che registrano un tasso di occupazione femminile inferiore a un terzo.
Nonostante una crescita dell’occupazione in Italia nel 2024 più rapida della media europea, e segnali positivi anche in alcune zone del Mezzogiorno, il recupero risulta ancora troppo lento per colmare il divario con il resto d’Europa.
Tuttavia, per Sicilia e Calabria si intravede una potenziale svolta con l’annunciato Ponte sullo Stretto di Messina. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, commentando i dati Eurostat, ha dichiarato con ottimismo: “Il Ponte che a breve aprirà i cantieri sarà una rivoluzione positiva, con almeno 120.000 nuovi posti di lavoro che garantiranno, per anni, sviluppo e benessere da Sud a Nord”.
Analizzando i dati nel dettaglio, dopo la Guyana francese con un tasso di occupazione del 42,4%, troviamo la Calabria al 44,8% (in crescita di 0,2 punti rispetto al 2023), la Campania al 45,4% (in aumento di un punto percentuale) e la Sicilia al 46,8% (con una crescita di 1,9 punti percentuali). Questi valori si attestano circa 25 punti percentuali al di sotto della media UE, ferma al 70,8%, e significativamente distanti dal dato nazionale del 62,2%. Tra le regioni con tassi di occupazione bassi si segnalano anche le città autonome spagnole di Ceuta (49%) e Melilla, mentre la Puglia si ferma al 51,2%, pur registrando un aumento di 1,5 punti. Il divario con le regioni più virtuose, come la Zelanda (84,5%), supera i 30 punti, sfiorando i 40 nel caso della Campania.
Sebbene la crescita dell’occupazione nel Sud (+0,4 punti) superi la media UE, il divario rimane ampio, in particolare a causa della criticità dell’occupazione femminile. La Campania, con un tasso del 32,3%, si posiziona come la regione europea con la più bassa percentuale di donne tra i 15 e i 64 anni occupate, seguita da Calabria (33,1%) e Sicilia (34,9%). Nonostante una crescita più rapida della media UE (+0,5 punti, dal 65,7% al 66,2%) in Campania (+1,2 punti) e Sicilia (+2,1 punti), la distanza con il dato europeo (53,3% in Italia contro il 66,2% UE) appare ancora considerevole, con oltre trenta punti di differenza.
A livello nazionale, se nelle regioni settentrionali il tasso di occupazione femminile si avvicina alla media UE, superandola addirittura nella provincia autonoma di Bolzano (68,6%), nel Mezzogiorno l’obiettivo appare ancora lontano, soprattutto se paragonato a realtà come la provincia olandese di Utrecht (80,8%).
Complessivamente, il divario tra l’Italia e l’UE nel tasso di occupazione generale (15-64 anni) si è leggermente ridotto, passando da 8,9 punti nel 2023 a 8,6 punti (70,8% UE contro 62,2% Italia). Tuttavia, la disparità di genere rimane marcata: il divario per gli uomini è di soli 4,3 punti, mentre per le donne sale a 12,9 punti. Anche per l’occupazione maschile si registrano significative differenze territoriali, con regioni tedesche che superano l’84% di uomini occupati in età lavorativa, mentre la Calabria (56,6%) fa meglio solo di alcune regioni d’Oltremare francesi come Reunion e Guadalupe.