
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, interviene con forza nel dibattito sui dazi tra Stati Uniti ed Europa, lanciando un appello al pragmatismo e all’unità. In un’intervista a “Repubblica”, Zaia auspica che “non solo il nostro paese ma anche l’Europa esca dalle gabbie ideologiche”. La sua premessa è chiara: “Il presidente degli Stati Uniti lo eleggono gli americani, non noi, e questo è quello che passa il convento, Trump ce lo dobbiamo tenere ancora per tre anni e mezzo. Se non vogliamo un Vietnam commerciale, bisogna partire da qui”.
Secondo Zaia, l’Europa deve affrontare la situazione con determinazione e intelligenza. La lettera di Trump a von der Leyen, seppur “dura”, è vista come un invito a un accordo da parte di un “businessman”. “L’Europa adesso dimostri di essere Europa”, afferma il governatore, riconoscendo i passi avanti già compiuti negli ultimi mesi.
Il Veneto, con 7,6 miliardi di euro di export verso gli USA, pari al 10% dell’export nazionale e una bilancia commerciale attiva di sei miliardi, non può permettersi “una catastrofe” derivante dai dazi. Per questo, Zaia propende per la linea diplomatica, piuttosto che per quella della “muscolarità” suggerita da Macron. “Credo che in questa fase il pragmatismo sia d’obbligo. Noi italiani siamo il popolo della diplomazia, dobbiamo essere noi gli ispiratori di queste trattative”.
Zaia invita l’Europa a “sedersi a trattare senza complessi di inferiorità”, liberandosi dal “retaggio culturale per cui gli americani sono sempre quelli che ci hanno liberati dal nazifascismo”. Anzi, il governatore vede in questa sfida un momento di crescita per l’Europa, un’occasione per acquisire una dimensione politica più forte. “Ora il gioco si fa duro e l’Europa deve mostrarsi all’altezza e scendere in campo”.
Il presidente del Veneto critica inoltre l’esclusione dei servizi digitali dalla trattativa, definendolo “improprio” e sottolineando che “se l’Europa alza un muro digitale, Trump con chi la porta avanti la sua rivoluzione delle Big Tech?”.
Un punto fermo per Zaia è il rifiuto delle trattative bilaterali, anche quelle suggerite all’interno del suo stesso partito. “Rischierebbero di dare più forza a Trump, è poco ma sicuro”, avverte. Una trattativa individuale esporrebbe l’Italia a ritorsioni protezionistiche da parte degli altri partner europei, rappresentando “il miglior regalo fatto a Trump”. “È un godimento nel breve ma un massacro sul medio-lungo periodo”, conclude Zaia.
Infine, il governatore esprime riserve su Ursula von der Leyen, ritenendola “debole e non la migliore figura da contrapporre a Trump”. Tuttavia, la soluzione non sta nella leadership, ma nella capacità dell’Europa di agire con i suoi tecnici “in maniera seria”, uscendo dalla dimensione di “damerini di corte, di funzionari paludati” per scendere in campo in modo coeso. “L’Ue ancora non è gli Stati Uniti d’Europa, ma abbiamo i numeri per l’esserlo”, chiosa Zaia.