Lutto nel mondo della musica: è morto all’età di 80 anni James Senese, sassofonista, cantante e compositore, figura iconica e anima del cosiddetto “Neapolitan Power”. L’artista, vero nome Gaetano Senese, si è spento la scorsa notte all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove era ricoverato dal 25 settembre per una grave infezione polmonare che aveva aggravato un quadro clinico già fragile.
Senese, figlio di una donna napoletana e di un soldato afroamericano sbarcato a Salerno nel ’43, è stato una versione vivente della “Tammurriata nera”, trovando nella musica la sua via di riscatto da una periferia difficile. Con il suo sax ha trasformato la rabbia e la poesia della sua città natale in un suono universale, un viaggio vibrante tra jazz, rock, soul e funky.
La sua carriera è indissolubilmente legata al sodalizio con Pino Daniele, che lo volle nei suoi primi dischi e nel celebre album Nero a metà, di cui Senese era il “fratello in musica”. Insieme a Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo ed Ernesto Vitolo, formarono la leggendaria superband che diede vita a Vai mo’ e definì il linguaggio della nuova musica napoletana: un dialogo unico tra Napoli, il jazz e il blues.
Nel pantheon del “Neapolitan Power”, il movimento che negli anni Sessanta e Settanta fuse le radici partenopee con le sonorità afroamericane, James Senese fu un protagonista assoluto. Dopo l’esperienza con gli Showmen (autori del successo “Un’ora sola ti vorrei”), nel 1974 fondò la sua creatura più compiuta: i Napoli Centrale con il batterista Franco Del Prete.
Questa band rivoluzionò la musica italiana, fondendo il jazz elettrico di Miles Davis con la lingua e la realtà napoletana. Canzoni come “Campagna” e “‘A gente ‘e Bucciano” non erano liriche da salotto, ma veri e propri manifesti sociali in dialetto, che denunciavano le ingiustizie e davano voce a chi non l’aveva. “La nostra musica era politica senza volerlo – spiegava Senese – perché parlava di chi non aveva voce”.
“Ho sempre creato d’istinto, cercando di trovare un mio personale linguaggio. Il mio sax racconta la gioia e il dolore di una vita vissuta a Napoli.”
Il talento di Senese, che a soli dodici anni ricevette il suo primo sax, venne consacrato a livello internazionale. Nel 1990, sul palco del leggendario Apollo Theater di New York, fu acclamato dal pubblico americano come ‘Brother in Soul’.
Nel corso della sua lunga e ricca carriera ha suonato con giganti del calibro di Gil Evans, Bob Marley, Ornette Coleman e l’Art Ensemble of Chicago, pur restando fieramente legato alla sua città. Nel 2016 il suo album ‘O sanghe gli valse la Targa Tenco come miglior disco in dialetto. Nonostante l’età, l’artista ha continuato a incidere e a suonare dal vivo con l’energia di un ventenne, pubblicando nel 2025 l’album Chest nun è ‘a terra mia.
Tullio De Piscopo, amico fraterno e compagno nella Superband di Pino Daniele, lo ricorda con commozione: “Oggi Napoli piange un gigante, un fratello, un artista che con il suo sax ha dato voce al cuore e alla rabbia della nostra città. James era unico, non solo per il suo talento immenso, ma per la verità che portava dentro ogni nota. Con lui e Pino abbiamo condiviso un sogno: raccontare Napoli attraverso la musica”.
E conclude, rendendo omaggio alla leggenda: “James non è stato solo un musicista, ma una voce del popolo, un uomo che ha dato un’anima alla nostra città. Addio fratello, continua a suonare lassù: Pino ti sta già aspettando”.