TRA GOVERNO FEDERALE, STATI E PROPRIETARI DI AUTO
La cifra che dovra’ pagare complessivamente Fiat Chrysler dopo aver patteggiato con le autorita’ Usa per la vicenda delle emissioni diesel dovrebbe essere di oltre 650 milioni di dollari, riporta l’Associated Press. Il caso aveva riguardato oltre 104 mila tra Suv Jeep Grand Cherokee e pickup del marchio Ram, prodotte tra il 2014 e il 2016. Nello specifico, Fca dovra’ pagare circa 311 milioni di dollari di multa al governo federale e alle autorita’ della California, altri 280 milioni di dollari per risarcire i proprietari dei veicoli coinvolti (circa 2.800 dollari a persona) e altri 72 milioni legati al patteggiamenti con altri stati Usa.
Fiat Chrysler Automobiles paghera’ oltre 650 milioni di dollari per archiviare un caso, esploso nel gennaio 2017, sulle emissioni diesel in Usa. E lo fara’ senza dirsi colpevole. Lo ha riferito una fonte all’Associated Press. Per Reuters la cifra sara’ superiore ai 700 milioni. Il gruppo fu accusato di avere violato le leggi sulle emissioni Usa con circa 104.000 tra Ram e Grand Cherokee dotati di motori diesel prodotti tra il 2014 e il 2016. Se le indiscrezioni fossero vere, il produttore di auto italo-americano verserebbe una cifra decisamente piu’ contenuta della multa potenziale massima da 4,63 miliardi di dollari, ammontare che emerse con lo scoppio del caso (una cifra, quella, equivalente agli utili di gruppo messi insieme del 2013, 2014, 2015 e dei primi nove mesi del 2016). L’annuncio del patteggiamento dovrebbe arrivare oggi. Stando alla stessa fonte di AP, all’azienda verra’ chiesto di versare 311 milioni di dollari al governo federale e alla California. Altri 280 milioni andranno ai proprietari di auto sotto forma di rimborso. Aggiuntivi 72 milioni saranno pagati per archiviare il caso in altri Stati. Lo scorso ottobre Fca aveva accantonato 713 milioni di euro, 815 miliardi di dollari, per coprire eventuali spese legate alla vicenda.
Quando il caso esplose, l’allora Ceo Sergio Marchionne (deceduto lo scorso luglio, ndr) aveva negato che Fca avesse violato le leggi americane sulle emissioni: nel gruppo, disse in una call con la stampa, “nessuno ha cercato di barare” e il manager spiego’ di avere la “coscienza pulita”. E se c’e’ stato uno sbaglio, disse, e’ stato per una sola “incompetenza tecnica”. Lo stesso Marchionne respinse con forza anche solo il paragone tra Fca e Volkswagen: chi lo fa, tuono’, “ha fumato qualcosa di illegale”. Il motivo? Fca non ha barato diversamente da VW, che fu travolta dal cosiddetto “dieselgate” nel settembre 2015 e fece un mea culpa riguardante 11 milioni di vetture nel mondo su cui aveva montato un software per barare nei test di laboratorio. “Le auto di Volkswagen si comportavano in modo diverso a seconda che fossero in laboratorio o su strada”, preciso’ Marchionne. “Le nostre si comportano allo stesso modo” nelle due condizioni di guida, dunque questo suggerirebbe che non e’ stato usato il controverso ‘defeat device’.