
“Mai gli italiani a combattere in Ucraina. Non siamo in guerra contro nessuno”. È questo il messaggio chiaro e diretto con cui Matteo Salvini ha chiuso la 33esima edizione della festa di Pontida. Un raduno che ha visto la Lega ribadire le sue posizioni su immigrazione e politica estera, con un forte richiamo ai valori identitari.
Il leader leghista ha attaccato duramente il piano di riarmo europeo, definendolo un “debito per comprare carri armati” e un’iniziativa di “capetti che vogliono nascondere i loro fallimenti”. Il no alla guerra è stato uno dei temi portanti del suo discorso, un concetto ribadito anche attraverso la richiesta di presentare mozioni anti-guerra nei comuni italiani.
A infiammare la platea è stato, ancora una volta, l’ex generale Roberto Vannacci, ormai volto di punta del partito. L’europarlamentare, citando il “Giuramento di Pontida” di Giovanni Berchet, ha lanciato una provocazione: “La Decima Mas si studi a scuola”. Una dichiarazione che si inserisce nel suo discorso anti-immigrazione, dove ha definito lo straniero come colui che “stupra, ruba e rapina” e ha ribadito il suo no a una “società meticcia” e all'”islamizzazione delle nostre città”.
Non sono mancate le tensioni, a partire dall’avvertimento di Luca Zaia sul Veneto. Il governatore ha lanciato un monito al centrodestra: “Se il candidato sarà della Lega, sarà Stefani. Se non sarà della Lega, sarà un problema”. Una richiesta che Zaia ha definito “legittima” per la sua regione.
Il raduno è stato anche segnato da polemiche per alcuni cori contro i napoletani. La Lega ha liquidato l’episodio definendolo “volgare e stupido, ma da parte di pochi”.
Oltre al focus su guerra e immigrazione, Salvini ha dedicato un momento di raccoglimento a Charlie Kirk, l’attivista statunitense omaggiato con un “pensiero e un applauso” dal palco. “Che arrivi fino in Arizona”, ha commentato Salvini.
Il segretario ha concluso il suo intervento annunciando una grande manifestazione per il 14 febbraio a difesa dei “valori, diritti, confini e delle libertà della civiltà occidentale”, sulla scia di eventi simili visti in altre capitali europee. Salvini ha poi rincarato la dose sull’immigrazione, affermando che “non tutti gli stranieri si vogliono integrare” e che “l’islamismo non è compatibile con le nostre leggi”. Per questi motivi, ha concluso, “abbiamo il dovere di rimandarli a casa”.