
Il Governo studia un taglio dell’IRPEF per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, con l’aliquota che scenderebbe dal 35% al 33%. Lo ha annunciato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, specificando che la misura potrebbe estendersi fino a 60.000 euro, coinvolgendo potenzialmente 13,6 milioni di contribuenti.
La priorità del governo, in vista della prossima Legge di Bilancio, è la riduzione della pressione fiscale sul ceto medio. Il nodo principale resta il reperimento delle risorse, stimate in circa 4 miliardi di euro, in un contesto economico globale segnato dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente. A tal proposito, si attendono per il 22 settembre i dati Istat sull’economia nazionale, che potrebbero fornire un quadro più chiaro sulle risorse disponibili.
Tra le ipotesi per finanziare la manovra, spunta nuovamente la possibilità di un contributo straordinario da parte delle banche, con un anticipo sulle DTA. Su questo punto, però, le forze di maggioranza mostrano posizioni divergenti: la Lega spinge per una nuova tassazione, mentre Forza Italia è più cauta. Le risorse potrebbero arrivare anche dal recupero dell’evasione fiscale, che ha già fruttato oltre 3 miliardi di euro grazie al ravvedimento operoso.
In un’altra nota, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha fermato la proposta, avanzata da una commissione tecnica, di concedere al Fisco un accesso più ampio ai conti correnti. Sebbene la proposta suggerisca di conoscere non solo l’esistenza dei rapporti bancari ma anche la loro consistenza, Giorgetti ha dichiarato: “Non credo proprio ci siano le condizioni per fare una roba del genere”.
Il Governo sta lavorando anche su altre misure economiche. La viceministra al MASE, Vannia Gava, sta valutando con il Ministero dell’Economia la possibilità di mantenere al 50% le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie anche nel 2026, riducendo inoltre da 10 a 5 anni il tempo per usufruirne.
La Lega, inoltre, spinge per una rottamazione dei debiti fiscali in 120 rate, estesa su 10 anni. Parallelamente, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, invita a guardare oltre la Legge di Bilancio e a definire una chiara visione di politica industriale a lungo termine per il Paese.