Si conclude ufficialmente la cosiddetta “guerra dei 12 giorni” tra Israele e Iran, un periodo di intensa escalation che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso. Dopo giorni di scambi di accuse e minacce, con l’intervento decisivo del Presidente statunitense Donald Trump, sia il premier israeliano Benjamin Netanyahu che il presidente iraniano Masoud Pezeshkian hanno annunciato la fine delle ostilità, ognuno rivendicando la propria versione dei fatti.
Netanyahu, in un discorso alla nazione, ha proclamato una “vittoria storica” per Israele, senza però fornire dettagli specifici sulle operazioni condotte. Dall’altra parte, Teheran ha risposto con l’annuncio dell’impiccagione di tre individui accusati di essere “spie di Israele”, un chiaro messaggio di fermezza interna e internazionale.
‘ ‘La tregua sta andando bene, Israele ha fatto retromarcia e sono molto orgoglioso di loro’, ha detto il presidente degli Stati Unirti Trump in un punto stampa a margine del vertice della Nato a L’Aja con il segretario generale Rutte. ‘L’ultima cosa che vogliono fare ora gli iraniani è arricchire l’uranio, non costruiranno la bomba per molto tempo. Ora ancdiamo molto d’accordo con l’Iran’, ha aggiunto, confermando che nel sito di Fordow ‘c’è stata distruzione totale’: ‘Come ha Hiroshima, ha chiuso la guerra’. Toni distesi anche da parte di Teheran: L’Iran è pronto a risolvere i problemi con gli Stati Uniti, sulla base del quadro internazionale. Non chiediamo altro che i nostri diritti’, ha detto il presidente Pezeshkian, in una conversazione telefonica con il principe ereditario saudita bin Salman.
La questione più spinosa resta quella del programma nucleare iraniano. Le indiscrezioni trapelate dai media americani, poi duramente criticate dal Presidente Trump, suggeriscono che i bombardamenti statunitensi non avrebbero raggiunto l’obiettivo di distruggere i siti nucleari iraniani, ma avrebbero solo rallentato di qualche mese lo sviluppo del programma di Teheran.
Trump ha definito “devastante” l’attacco Usa contro l’Iran e ha ribadido le critiche ai media che hanno riportato che il programma nucleare iraniano non ha subito ritardi superiori a qualche mese. “Nessuno ne parla, ma abbiamo sparato 30 Tomahawk da sottomarini, in particolare da un sottomarino che si trovava a 400 miglia di distanza, e ognuno di quei Tomahawk ha colpito a meno di un piede da dove avrebbe dovuto colpire, distruggendo molti edifici che Israele non e’ riuscito a raggiungere”. “E’ stato un attacco devastante che li ha messi in difficolta’”, ha aggiunto. Secondo il Segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, i danni in Iran sono “da moderati a gravi”. L’FBI sta indagando sulle fughe di notizie dai siti nucleari e sui responsabili delle fughe di notizie che hanno descritto l’attacco in modo “completamente falso”, ha aggiunto.
In un tragico sviluppo parallelo, sette soldati israeliani sono rimasti uccisi nel sud della Striscia di Gaza. L’episodio, avvenuto nelle ultime ore, getta un’ombra sulla presunta “vittoria” di Israele e riaccende i riflettori sulla volatile situazione nella Striscia, un fronte di conflitto persistente e sanguinoso.