
“La preoccupazione” sullo spread “la vedo solo nei desideri di chi immagina che un governo democraticamente eletto, che ha una maggioranza forte, debba andare a casa per essere sostituito da un governo che nessuno ha scelto”. Lo dice la premier Giorgia Meloni da Malta, a margine del forum Med9. Lo spread ha toccato quota 200 punti, tornando ai livelli di inizio anno, con un tasso al 4,94. Il differenziale dei titoli di Stato e’ sceso a 194 punti. “Lo spread sta scendendo – dice Meloni – evidentemente gli investitori hanno letto la Nadef”. Per la premier i numeri della Nadef “sono seri in previsione di una legge di bilancio che sara’ estremamente seria”. E sull’ipotesi di un governo tecnico, replica: “Gia’ si fanno i nomi dei ministri, mi fa sorridere”.
“Lo spread che lanciate come se fosse la fine del Governo Meloni stava adesso a 192 punti, a ottobre scorso era a 250 e durante l’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti. So leggere la politica e so leggere la realtà”, ha detto la presidente del Consiglio.
Per quanto riguarda la questione delle preoccupazioni legate ai dati contenuti nella Nadef, “questa preoccupazione la vedo soprattutto nei desideri di chi immagina che un governo democraticamente eletto, che sta facendo il suo lavoro, che ha una stabilità, che ha una maggioranza forte, debba andare a casa per essere sostituito da un governo che nessuno ha scelto. A me diverte molto il dibattito nel quale già si fanno i nomi dei ministri tecnici. Temo che questa speranza non si tradurrà in una realtà, perché l’Italia rimane una nazione solida con una previsione di crescita superiore a quella della media europea, anche per il prossimo anno”.
E conclude: “Il governo tecnico da chi dovrebbe essere sostenuto? Da quelli del Superbonus? Perché è lì che io vedo un problema per i conti pubblici italiani, non in chi le poche risorse che ha le spende per i redditi più bassi senza lasciare voragini aperte a chi viene dopo”. “La sinistra continui a fare dei ministri del governo tecnico, che noi intanto governiamo”.