
Una marea umana ha “invaso” il centro di Roma oggi in una imponente manifestazione nazionale a sostegno del popolo palestinese e per chiedere la fine dell’offensiva su Gaza. Il corteo, indetto dal Movimento degli studenti palestinesi e supportato da sigle come Usb, Cgil, Anpi, Arci e collettivi studenteschi, ha superato ogni aspettativa, protraendosi per circa tre chilometri, unendo Porta San Paolo a San Giovanni.
L’affluenza è stata tale che quando la testa del serpentone raggiungeva Piazza San Giovanni, nel primo pomeriggio, migliaia di persone stavano ancora affluendo al punto di partenza. L’enorme flusso, che ha visto chiudere la fermata metro Piramide e dirottare la folla in arrivo verso Circo Massimo, ha trasformato la Capitale in un palcoscenico per la causa palestinese.
Il tema centrale e catalizzatore della partecipazione è stato l’assalto israeliano alla Flotilla umanitaria. L’evento ha mobilitato una platea vasta e trasversale, portando in piazza non solo militanti e attivisti di lungo corso, ma anche famiglie, studenti, e persone che raramente partecipano a manifestazioni politiche. A sfilare, gente arrivata da ogni parte d’Italia. Sventolavano bandiere, striscioni e un simbolo inatteso: la bandiera col pirata, mutuata dal manga giapponese ‘One Piece’, segno di come la vicenda della Flotilla abbia fatto breccia anche tra le nuove generazioni.
Nonostante la natura pacifica e l’atmosfera che, in alcuni momenti, ricordava la festa del Primo Maggio (con musica dal vivo e balli, sulle note anche della hit “Enola Gay” degli Omd), non sono mancati momenti di tensione e messaggi più radicali. Dal camion di testa gli organizzatori hanno voluto ribadire che la manifestazione “appoggia la legittima resistenza armata del popolo palestinese”. Sono stati anche intonati cori ostili verso leader politici italiani come Meloni, Salvini e Tajani, sebbene non abbiano trovato ampia risonanza nella folla.
Un episodio isolato di vandalismo si è verificato nel tardo pomeriggio su Via Labicana, dove un centinaio di incappucciati ha tentato di innalzare il livello dello scontro rompendo una vetrina. L’azione è stata subito condannata e fischiata dagli stessi manifestanti, che hanno allontanato i responsabili, rimarcando il disinteresse del corteo a degenerare.
Un gruppo di circa cento manifestanti e’ stato bloccato e identificato nei pressi di Santa Maria Maggiore, a Roma, dopo essersi staccato dal corteo nazionale pro Palestina. Nel corso delle operazioni le forze dell’ordine hanno azionato gli idranti. Un secondo gruppo, staccatosi dal corteo principale in via Merulana, e’ stato bloccato in via Lanza.
La Guerriglia del Tardo Pomeriggio
Mentre la maggioranza dei manifestanti si disperdeva, un gruppo di alcune centinaia di antagonisti si è staccato dal percorso ufficiale, scatenando una vera e propria guerriglia contro le forze dell’ordine. Sono stati eretti barricate, dati alle fiamme cassonetti e incendiata un’automobile.
Il bilancio dei disordini è pesante: quarantuno feriti tra le forze dell’ordine. Le autorità hanno identificato 262 persone e fermato 11 individui ritenuti responsabili degli scontri.
Durante il corteo, è stato esposto uno striscione che inneggiava al “7 ottobre giornata della Resistenza palestinese”, in riferimento all’attacco di Hamas in Israele.
La giornata si è conclusa con il deflusso della folla e la sensazione di un’energia e di una partecipazione che, a partire dal 22 settembre, ha continuato a crescere. Pochi i politici presenti: tra loro, Nicola Fratoianni (Avs) e Marco Croatti (M5S), quest’ultimo a bordo della Flotilla. Il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha dato forfait per “una indisposizione”.
Oltre agli scontri, la manifestazione è stata macchiata da un grave atto di vandalismo: la statua di Papa Giovanni Paolo II nei pressi della stazione Termini è stata imbrattata con la scritta offensiva “fascista di m…” e il simbolo della falce e martello.
La Premier Giorgia Meloni ha espresso ferma condanna per l’episodio, definendolo un “atto indegno”, e ha espresso la sua vicinanza e solidarietà agli agenti rimasti feriti durante i disordini.