
Il fronte del centrosinistra si mostra spaccato sul tema della cittadinanza, dopo il fallimento del referendum proposto da +Europa che mirava a dimezzare i tempi per ottenerla. Il quesito, infatti, è stato respinto da circa un terzo degli elettori partecipanti, pur non avendo raggiunto il quorum necessario. Un risultato in netto contrasto con i quasi 5 milioni di elettori che hanno invece votato a favore dei quesiti della CGIL contro il Jobs Act, anch’essi non andati a buon fine.
Il Presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, da Bruxelles, ha espresso la sua posizione in merito, definendo la battaglia per l’accelerazione dei tempi di acquisizione della cittadinanza “giusta”, ma lo strumento del referendum “sbagliato”. “Noi abbiamo lasciato libertà di voto e io personalmente ho votato sì. Ma chi ha proposto il referendum sulla cittadinanza rischia di allontanare la soluzione”, ha dichiarato Conte, incontrando la stampa nella sede del Parlamento Europeo.
Il leader pentastellato ha ribadito la perplessità del M5S sullo strumento referendario per una questione così delicata, nonostante riconosca l’importanza di un rapido percorso di integrazione, specialmente per i più giovani. “L’accelerazione dei tempi per acquisire la cittadinanza italiana, specie per i più giovani, è un tema su cui noi siamo sul pezzo. Il problema è che una battaglia che riteniamo giusta, dove è stato offerto uno strumento che, l’ho detto da subito, ci ha lasciato perplessi e che ritenevamo sbagliato”.
Conte ha poi indicato la sua preferenza per lo Ius Scholae come la soluzione migliore per affrontare la questione. “Lo strumento migliore per noi è lo Ius Scholae, dove anche il centrodestra andrebbe sfidato”, ha aggiunto, ricordando come anche Forza Italia abbia una proposta “un po’ simile alla nostra” sullo Ius Scholae, pur “non del tutto assimilabile”. Secondo Conte, è su questa base che “noi possiamo offrire dei percorsi di integrazione”.
Nonostante le riserve sullo strumento, il Movimento 5 Stelle ha comunque condotto una campagna referendaria, pur lasciando libertà di voto sul quinto quesito. La posizione di Conte evidenzia la complessità del dibattito sulla cittadinanza all’interno del centrosinistra, con approcci diversi su come affrontare un tema sociale e politico di grande rilevanza.
Un caso anche i no al referendum sulla cittadinanza nel voto espresso dagli elettori del centrosinistra. Secondo l’Istituto Cattaneo, nelle grandi città ha votato no il 55-65% degli elettori del M5s e il 15-20% di quelli del Pd. L’analisi è stata fatta su una decina di grandi città, grazie ai dati delle singole sezioni elettorali, dai quali emerge che tutto l’elettorato del centrosinistra è andato a votare e quasi tutto quello del centrodestra si è astenuto. Ovunque è stata registrata una quota significativa (oltre un elettore su cinque a Genova, Bologna e Firenze) del Partito democratico che al quinto quesito ha votato no. Anche la maggioranza degli elettori del Movimento 5 Stelle ha votato no tranne che a Napoli e a Palermo (dove circa tre quarti si sono espressi per il sì) e a Roma dove la stima fra elettori 5 stelle che hanno votato sì e quelli che hanno votato no è paritaria. Sempre secondo le stime del Cattaneo la quasi totalità degli elettori del centrodestra che non si sono astenuti ha votato no, come la quasi totalità dell’area liberale e della sinistra ha votato sì.