Non si arresta il confronto tra Iran e Stati Uniti sul controverso programma nucleare di Teheran. Dopo gli attacchi del 21 giugno, con gli Stati Uniti che hanno bombardato tre siti nucleari iraniani – Fordo, Natanz e Isfahan – il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, lancia un messaggio di sfida, affermando che la tecnologia di arricchimento non può essere distrutta dai bombardamenti e che l’Iran è pronto a riparare rapidamente i danni.
In un’intervista alla CBS News, Araghchi ha dichiarato: “Non è possibile distruggere la tecnologia e la scienza per l’arricchimento con i bombardamenti. Se da parte nostra c’è questa volontà, e la volontà esiste per compiere nuovamente progressi in questo settore, saremo in grado di riparare rapidamente i danni e recuperare il tempo perduto”.
Alla domanda sulla volontà di continuare ad arricchire l’uranio, Araghchi ha sottolineato che “il programma nucleare pacifico del Paese è diventato una questione di orgoglio e gloria nazionale. Abbiamo anche attraversato 12 giorni di guerra imposta, quindi la popolazione non rinuncerà facilmente all’arricchimento”. Il ministro ha ribadito la capacità dell’Iran di difendersi in caso di ulteriori aggressioni.
Le dichiarazioni di Araghchi giungono in risposta alle affermazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che su Truth Social aveva dichiarato la “completa e totale distruzione” dei siti nucleari iraniani e aveva affermato di non offrire “NULLA all’Iran” né di impegnarsi in colloqui.
Teheran, tuttavia, non si fida delle posizioni altalenanti di Trump. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, ha accusato Donald Trump di “cambiare posizione” costantemente sui difficili negoziati per un accordo sul programma nucleare. Baqaei ha parlato di “gioco psicologico e mediatico” da parte degli USA, sottolineando come “fluttuazioni e cambiamenti di posizione non sono affatto affidabili”.
Il portavoce ha ricordato che gli Stati Uniti e l’Iran erano al culmine di un processo diplomatico quando Israele, con la collaborazione degli Stati Uniti, ha condotto un’aggressione militare contro l’Iran. “Ogni volta che si parla di pace si parla anche di un nuovo pacchetto di sanzioni”, ha affermato Baqaei, accusando Israele di aver “iniziato l’aggressione contro l’Iran senza motivo”.
Il contesto è quello di un accordo del 2015 che autorizzava l’Iran ad arricchire uranio al di sotto del 3,67%. Dopo l’abbandono dell’accordo da parte di Trump nel 2018, l’Iran ha iniziato a produrre uranio arricchito al 60%, un livello superiore all’uso civile ma inferiore alla qualità bellica, ma teoricamente sufficiente a produrre più di nove bombe nucleari se ulteriormente raffinato.
La situazione resta tesa, con l’Iran che riafferma il proprio diritto al programma nucleare e la capacità di ricostruire rapidamente, mentre gli Stati Uniti mantengono una linea dura, in un contesto di accuse reciproche e scetticismo sui negoziati.