
Con una maggioranza di 88 voti, la Camera ha approvato una “seduta fiume” sul disegno di legge per la separazione delle carriere. La decisione, spinta da Fratelli d’Italia, prevede la prosecuzione dei lavori fino a domani, con il voto finale previsto non prima delle 12. La scelta ha scatenato la dura reazione delle opposizioni, che accusano il governo di uno “strappo” e di un “schiaffo alla democrazia parlamentare”.
La capogruppo del Partito Democratico, Chiara Braga, ha denunciato che la decisione è stata presa “solo perché non riuscite a garantire i numeri della maggioranza assoluta” e per offrire alla premier Giorgia Meloni una “vetrina elettorale” in vista delle elezioni regionali nelle Marche. Il gesto, secondo Braga, crea un “precedente inaccettabile” che “coinvolge anche l’istituzione della Camera”. Le accuse sono state condivise da tutte le opposizioni, compresa Italia Viva, che sebbene non abbia mai votato contro la riforma, ha criticato il metodo.
Anche il Movimento 5 Stelle, tramite il capogruppo Riccardo Ricciardi, ha attaccato la maggioranza. “La riforma epocale che doveva liberare dal giogo dei giudici comunisti non si può fare domani perché la maggioranza deve stare nelle Marche”, ha polemizzato Ricciardi, sostenendo che l’obiettivo sia “mantenere” la Regione. “Tutta la vostra retorica si frantuma”, ha concluso, criticando il modo in cui il governo sta gestendo il dibattito parlamentare.
Intanto, la politica si sposta nelle Marche, in vista delle elezioni regionali. Oggi, la premier Giorgia Meloni sarà ad Ancona, mentre la segretaria del PD, Elly Schlein, terrà un comizio a Pesaro. Nel frattempo, l’inchiesta di Milano ha confermato che non ci sono prove del “patto corruttivo” che era stato contestato a Scandurra.