
Cosa vuol dire per i lavoratori di oggi realizzarsi sul lavoro? Vuol dire coltivare il proprio benessere psicologico, trovare uno scopo e un obiettivo nella loro mansione, definire il successo secondo i propri criteri.
La pandemia ha accelerato il processo di mutamento dei valori per le persone, che adesso non comprendono più il lavorare per sopravvivere, ma ricercano la crescita – o la stabilità – attraverso una serie di priorità: dalla realizzazione professionale al benessere psico-fisico, passando per la ridefinizione della leadership, sino ad arrivare alla parola chiave per quasi la totalità degli intervistati a livello globale: la flessibilità.
Questo è quanto emerge dal report “WHAT WORKERS WANT – Cosa vogliono i lavoratori in Italia 2022“, pubblicato da ManPower Group in collaborazione con Thrive.
FLESSIBILITA’: LA PAROLA CHIAVE CHE ACCOMUNA TUTTI I LAVORATORI
I numeri parlano chiaro: la flessibilità non è solo una caratteristica sempre più necessaria, ma un elmento chiave per il successo di un’azienda.
I lavoratori di ogni settore, e a qualsiasi livello, richiedono fortemente una maggiore autonomia nella gestione degli orari di lavoro in modo da soddisfare le esigenze individuali e il delicato rapporto vita-lavoro. E’ proprio su questo equilibrio che le aziende devono puntare: “Un ambiente di lavoro davvero vivo e in crescita è in grado di mettere al primo posto il benessere fisico e mentale dei lavoratori e di considerarli come individui autentici e complessi” suggerisce Arianna Huffington, Founder & CEO di Thrive.
I Dirigenti lo stanno capendo: il 72% dei datori di lavoro coinvolti nelle interviste hanno dichiarato di avere difficoltà nelle assunzioni. Sembra infatti che per attrarre e trattenere i talenti non sia più solo l’aspetto economico a far da padrone, ma la capacità di rispondere alle esigenze delle persone. Il 96% dei lavoratori coinvolti a livello globale considera la flessibilità una parte cruciale della vita lavorativa; il 51% vorrebbe scegliere l’orario di inizio e di fine giornata e il 38% vorrebbe scegliere la sede dove lavorare – casa o ufficio – in base alle esigenze quotidiane.
Lo scenario impone alle aziende un cambio di passo lasciando alle spalle i modelli di lavoro del passato per concentrarsi sulla flessibilità, l’empatia, la collaborazione e il miglioramento dell’esperienza delle persone. Una modalità determinante per il successo aziendale e per il miglioramento della produttività.
La stessa valutazione delle performance non si potrà più misurare sulla base delle ore passate in ufficio – che non rappresentano garanzia di rendimento – ma occorrerà avere obiettivi chiari, offrire opportunità di crescita e stabilire una cultura del lavoro di supporto alle persone.
LEADERSHIP: UN NUOVO RAPPORTO TRA MANAGER E DIPENDENTI
C’è una grande verità che non può essere negata: negli ultimi anni il ruolo del manager di primo livello è stato messo duramente alla prova. Ha richiesto competenze psicologiche, si è svolto spesso da remoto – in momenti di stress e incertezza – costringendo le aziende ad adottare in un lasso di tempo brevissimo modelli di lavoro innovativi con l’aspettativa del top management di mantenere invariata la produttività e il controllo. Per certi versi può essere un’attenuante, ma la verità è che questi modelli hanno subito semplicemente un’accelerazione.
I leader di domani – o forse meglio dire, di oggi – devono saper gestire e soddisfare l’esperienza dei lavoratori e per farlo devono essere formati adeguatamente dalla proprie aziende. Lo stile del management deve essere empatico, formando una cultura di fiducia e sicurezza con tutto il team. I cambiamenti possono essere gestiti solo dando al leader le giuste competente per essere da esempio, per prendersi cura delle persone e guidare tutti verso l’obiettivo tenendo a mente le richieste dei dipendenti.
I numeri della ricerca, infatti, evidenziano come le aspettative e i desideri del lavoratori rispetto al proprio lavoro siano cambiate enormemente. Una condizione che impone un’equilibratura differente nel rapporto tra subordinati e dirigenti. Le persone vogliono sentirsi coinvolte in qualcosa che abbia obiettivi profondi e significativi e che allo stesso tempo si mantenga l’attenzione sulle esigenze personali. Cosa vogliono i lavoratori in Italia? L’82% vuole lavorare con persone con cui va d’accordo e si fida; il 79% vuole sentirsi motivato dal lavoro che svolge; il 69% vuole avere fiducia nella leadership aziendale e lavorare in aziende con cui condividono valori e convinzioni.
LAVORO E FAMIGLIA: UN FUTURO CHE PENSI AI GENITORI E AI FIGLI
La pandemia ha messo di fronte a tanti genitori la sovrapposizione tra lavoro, scuola e vita domestica. In tanti hanno rivalutato le proprie vite e hanno cercato un cambiamento. Nell’ultimo anno il numero di lavoratori con figli che hanno dato le dimissioni dal proprio lavoro sono maggiori rispetto a chi non ne ha. Per questo le aziende devono tener conto delle diverse esigenze.
La flessibilità (principale richiesta dei lavoratori/genitori) è un fattore che si intreccia con un’altra parola chiave: l’equilibrio tra vita privata, benessere, accettazione e supporto dai datori di lavoro quando si parla di salute fisica, mentale e gestione della famiglia.
A livello globale il 56% vorrebbe accedere a più risorse per il benessere fisico (rispetto al 37% di chi non ha figli); il 55% vorrebbe avere più supporto nelle attività di caregiver, come il tempo per la cura dei bambini o la gestione di parenti anziani; il 73% vorrebbe acquisire nuove skills e competenze direttamente sul lavoro, per potersi dedicare alla famiglia nel tempo libero.
I genitori hanno bisogno, come detto, del supporto dei datori di lavoro: non è solo il singolo a essere assunto, ma occorre soddisfare le esigenze dei familiari e delle persone attorno a loro. Offrire quell’aiuto utile a gestire lo stress e consentire al lavoratore di esprimersi nel pieno delle sue potenzialità per il bene del lavoro e della stessa famiglia.
ATTENZIONE AL BURNOUT: MAGGIORE ATTENZIONE AL BENESSERE MENTALE
Elisa Ventur from Unsplash
La crisi attraversata negli ultimi due anni ha messo al centro dell’attenzione la salute mentale, sia a livello pubblico che lavorativo. I lavoratori si aspettano opportunità che tutelino il benessere mentale in ottica preventiva, e non più con soluzioni che intervengano solo quando è troppo tardi.
Parlare in azienda di questi argomenti dovrebbe diventare la normalità, investendo nell’argomento e coinvolgendo direttamente i lavoratori (il 38% ha dichiarato, anche quando disponibili, di non aver approfittato delle risorse offerte o di non averne conoscenza). Le società devono fare di più, investire a lungo termine e valutare la nascita di nuove figure che si occupino specificatamente di questo. Seppur si tratta di un tema ancora poco esplorato, oggi il benessere mentale non è più visto come un bonus, ma come una strategia essenziale per il successo di un’azienda, compreso il mantenimento e la ricerca di talenti.
La ricerca è stata condotta da ManpowerGroup tra 5.000 lavoratori impegnati in aziende e call center di cinque paesi (Australia, Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti). L’analisi ha cercato di comprendere cosa oggi significhi davvero realizzarsi sul lavoro. Lo studio è avvenuto in collaborazione con Thrive, l’azienda di tecnologie leader nel cambiamento comportamentale. All’interno dell’articolo originale i numeri completi e tutti gli approfondimenti.