
Per la prima volta è stato fotografato un buco nero. Dopo che nel 2016 le onde gravitazionali hanno dimostrato l’esistenza di questi misteriosi oggetti cosmici, arriva la prima prova diretta e l’immagine che lo testimonia è
quella del buco nero Messier 87, al centro della galassia Virgo A (o M87), distante circa 55 milioni di anni luce. Al risultato, del progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), l’Italia ha partecipato con Istituto Nazionale di Astrofisic (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
La prima immagine di un “orizzonte degli eventi” e dunque la prima prova sperimentale dell’esistenza di un buco nero: questo lo spettacolare risultato del progetto Eht, un risultato fondamentale per la moderna astrofisica presentato in sei conferenze stampa tenutesi contemporaneamente
nel mondo. Si tratta del buco nero situato nel centro della galassia M87: un
buco nero supermassiccio (6,5 miliardi di masse solari, milioni di volte più grande dei buchi neri stellari) distante circa 50mila anni luce.
L’Eht (Event Horizon Telescope) è costituito da una rete globale di otto antenne radiotelescopiche sincronizzate tramite orologi atomici in modo da poter ordinare i dati ricevuti come se si trattasse di un singolo telescopio grande quanto l’intero pianeta. Quantità di dati peraltro talmente elevata che non è possibile trasmetterli via internet: vengono infatti immagazzinati in speciali hard disk spediti in un centro di processamento dove un supercomputer provvede ad analizzarli producendo un’immagine del buco nero galattico tanto più nitida quanti più telescopi sono connessi alla rete.