Quarantacinque anni dopo la strage del 2 agosto 1980, la memoria di Bologna si scontra ancora con la politica. La commemorazione delle 85 vittime e degli oltre 200 feriti alla stazione si è trasformata in un palcoscenico di tensioni tra il governo Meloni e le opposizioni, con la piazza che ha manifestato apertamente il suo dissenso.
La giornata è stata segnata dalle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricordato la “spietata strategia eversiva neofascista”, a cui ha fatto eco la premier Giorgia Meloni. Quest’ultima, pur definendo la strage “uno dei capitoli più bui della storia d’Italia”, ha parlato di un “terrorismo feroce”, un’espressione che ha suscitato reazioni critiche. La premier ha teso la mano alle associazioni dei familiari, ma il presidente uscente, Paolo Bolognesi, ha risposto con fermezza: “no a riscritture interessate della storia”. A fargli eco, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ha avvertito il governo di “non osare insabbiare la verità”.
Il clima teso è stato palpabile durante la cerimonia. I fischi hanno accolto la menzione del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e della stessa premier Meloni, segnale di una profonda sfiducia che la città nutre verso l’attuale esecutivo.

Il momento più emblematico è stato il discorso di Paolo Bolognesi, presidente uscente dell’Associazione dei familiari delle vittime. Dal palco di Piazza Medaglie d’Oro, di fronte a una folla che lo ha sostenuto con applausi, ha ripercorso i legami tra il Movimento Sociale Italiano e il terrorismo nero, snocciolando nomi e cognomi. Ha scherzosamente interrotto il suo discorso, “Mi avete fatto perdere il filo”, in risposta ai fischi rivolti a La Russa, per poi riprendere a testa bassa.
In un gesto di aperta disapprovazione, la ministra Anna Maria Bernini si è allontanata dalla prima fila del palco durante le parole di Bolognesi. L’episodio ha alimentato ulteriormente le polemiche, spingendo la ministra a precisare in un secondo momento di essere rimasta sul palco fino alla fine. Bernini ha poi respinto “collegamenti tra governo e strage”, a cui hanno replicato la segretaria del PD, Elly Schlein, e il leader del M5S, Giuseppe Conte, chiedendo al governo di “leggere le sentenze” che hanno accertato la matrice neofascista.
Bolognesi ha concluso il suo discorso rivendicando la battaglia dell’associazione come una ricerca di verità, non ideologica, “il puro intento di esercitare pienamente il nostro diritto di sapere come sono realmente andate le cose”, un messaggio che ha strappato una standing ovation.
La giornata si chiude con il vicepremier Antonio Tajani che, su X, ha ribadito la “matrice neofascista” della strage, a memoria delle 85 vittime, ma il divario tra la richiesta di verità della piazza e la posizione del governo sembra, ancora una volta, insanabile.