ARCHITETTURA . IL DIARIO DI MIGLIETTA CON BRUNO ZEVI

Presentato a Roma il libro di Fernando Miglietta edito da Gangemi International. Un racconto della sua militanza intellettuale tra architettura arte e critica  attraverso un diario e un carteggio inedito con Bruno Zevi  l’amico e speciale compagno di viaggio

L’impegno per un’architettura della libertà che si fa forma e spazio creativo del dissenso come luogo di incontro e dialogo delle culture

Presentato a Roma nello Spazio Convegni Gangemi il volume di Fernando Miglietta, Architettura e Libertà Diariocinque Con Bruno Zevi, prefazione di Massimiliano Fuksas,  edito da Gangemi International. Il libro attraverso un diario e un carteggio inedito, quasi quindici anni di scambi epistolari dal febbraio del 1979,  con Bruno Zevi, amico e speciale compagno di viaggio, “militante per la libertà,grande storico e critico dell’architettura”, raccontal’impegno intellettuale e professionale di Fernando Miglietta per un’architettura della libertà che guarda alle contaminazioni, alle azioni creative, e all’impegno per “dare forma ad un mondo plurale”, temi al centro di una narrazione esistenziale e professionale avvincente e senza confini tra architettura, arte e critica.

All’incontro sono intervenuti gli architetti Orazio Carpenzano, Preside della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma; Massimiliano Fuksas, uno dei massini progettisti a livello internazionale; Franco Purini, Professore Emerito dell’Università Sapienza di Roma; Fernando Miglietta, autore del volume, Direttore dell’Istituto di Ricerca Estetica e Urbana e della rivista Abitacolo.

Miglietta nel suo intervento, dopo aver ringraziato la Fondazione Bruno Zevi e i figli Adachiara e Luca Zevi per aver consentito la pubblicazione del carteggio, ha ricordato il suo “ impegno militante per un’architettura della libertà che si fa forma e spazio creativo del dissenso come luogo di incontro e dialogo delle culture;  matrice teorico-progettuale praticata contro ogni deriva autoritaria, dogmatica e accademica e  che, proprio con Zevi,  è divenuta nel corso degli anni condivisione intellettuale e assonanza strategica”.

“ Bruno Zevi – ha detto Miglietta –  stimava molto il mio impegno teorico, culturale e progettuale, aperto all’innovazione e dissenziente verso le dottrine metodologiche. Zevi dava valore, più di altri, al mio essere indisciplinato, alla mia estrema libertà di movimento nell’attraversamento di diversi ambiti disciplinari. Lo sorprendeva la mia autonomia e capacità di interrelare e contaminare arte, architettura, urbanistica, critica, comunicazione, nella prospettiva di radicale messa in discussione”.

“Nei confronti di Bruno Zevi, – ha evidenziato Miglietta – siamo tutti debitori, non solo per il suo pensiero e la sua azione, l’indipendenza e le battaglie radicali ma soprattutto per averci indicato che la salvezza dell’architettura è nell’architettura stessa, nella sua capacità di rigenerarsi nella libertà. Bruno Zevi credeva nel progetto moderno più di quanto i suoi interessati seguaci di turno potessero rappresentarlo; un progetto però capace di andare oltre lo stile, oltre ogni dogma, finanche oltre le sue ‘sette invarianti’, un progetto di libertà oltre ogni limite”.

“ Caro Miglietta […] Superfluo dire che queste sette invarianti – scriveva Zevi a Miglietta il 20 maggio del 1980 dalla Camera dei Deputati –  non sono un dogma e uno ha perfettamente diritto di non tenerne conto”.

Bruno Zevi – ha sottolineato Miglietta – ha consegnato al nuovo millennio la sua lezione di vita, le sue idee, il suo amore incondizionato per l’architettura, la sua visione della storia, della critica, l’entusiasmo politico e soprattutto l’impegno ideologico per una libertà difficile, la battaglia per una nuova modernità”.

Vivace e interessante il dibattito che ne è seguito.  “Bruno Zevi – ha detto Orazio Carpenzano –  è stato un grandissimo osservatore in cui ha affermato qualcosa destinata ad essere seminale, cioè a scuotere in qualche modo la coscienza, a capovolgere il punto di vista”; prospettiva culturale condivisa con Zevi in tanti anni da Fernando Miglietta che proprio in questo libro ne ha svelato aspetti inediti non solo legati al tema dominate dei rapporti architettura e libertà”. 

Aspetti che Franco Purini ha voluto approfondire mettendo in evidenza proprio l’avventura culturale di cui da molto tempo Miglietta è protagonista, con il suo laboratorio creativo e la rivista abitacolo, di un nuovo incontro e dialogo tra le arti,  in un rapporto strategico di militanza intellettuale e professionale, ormai storico, con artisti, architetti, teorici, come Munari, Rotella, Restany, Dorfles, Mendini, Dalisi, Perilli, Patella, Mari, Carmi Buren, Pistoletto e tantissimi altre figure singolari del panorama artistico.  “Quando Fernando Miglietta dialoga con un suo interlocutore, quasi sempre molto importante, ha detto Franco Purini – non si limita ad uno scambio definitivo, Miglietta sa scavare nel suo discorso solchi nei quali disporre semi evoluti. Scopre e apprende temi nuovi  che immette in uno scambio di punti di vista prima non evidenti.  Un’avventura culturale in cui Fernando Miglietta non si limita quindi ad acquisire un sapere da condividere ma crede che tale sapere deve produrre risultati importanti capaci di rinnovare nuove prospettive”.  

Analisi sul libro e sul pensiero di Miglietta, condivise da Massimiliano Fuksas che ha sottolineato in particolare come “ Fernando Miglietta è una figura che abbraccia in toto il tema che lui sceglie; e lì allora diventi la sua vittima o il suo amico o il suo complice”, risultato di un’azione e di un pensiero coinvolgente legato alla sua forte matrice culturale.

Fuksas ha poi ricordato tanti aneddoti attraverso i quali ha descritto la complessa personalità di Bruno Zevi, di cui ha ricordato un suo incontro memorabile in cui Zevi gli chiedeva: Cosa farai nei prossimi dieci anni?

“ Era una fase di grande cambiamento, – ha ricordato Fuksas – quella degli anni ottanta e novanta, in cui tutti volevamo migliorare, imparare. Un mondo che aveva tanto coraggio con tanta voglia di cambiare. Certamente eravamo tutti molto più poveri ma molto più coraggiosi. La cosa che mi manca oggi – ha osservato – è proprio quel coraggio che un po’ mi ha dato Doriana e questi grandi maestri, come Zevi, che ho avuto nella vita ”.

“L’essere anticonvenzionale di Zevi non era un vezzo, né un tocco snob, lui lo era veramenteha scritto Massimiliano Fuksas nella prefazione al librola sua vita era anticonvenzionale. Il suo percorso fu complesso. Rifugiatosi in America, ad Harvard, conobbe Walter Gropius. Tornò in Italia e iniziò a scrivere di architettura su riviste, giornali, sempre parte attiva e critica nei dibattiti contemporanei. Zevi – sottolinea Fuksas – aveva capito che sperimentare, con le parole, con l’architettura, con battute e analisi folgoranti, a volte anche ingiuste, avrebbe portato molti rischi. La capacità di rischiare è ciò che oggi manca di più di Bruno Zevi. La sua opera rimane un capitolo straordinario del nostro secondo 900”.

L’incontro, svoltosi nello Spazio Mostre e Convegni aperto per festeggiare i 60 anni di attività editoriale e oltre i 10 mila volumi pubblicati dall’editore Gangemi, ha visto,  tra gli altri,  l’intervento dell’architetto Doriana Fuksas, che si è interfacciata con i relatori, e dell’architetto Luca Zevi, della Fondazione Bruno Zevi, che dopo aver ringraziato l’autore e  l’Editore Gangemi per la pubblicazione del volume e i relatori per i loro interventi, si è soffermato sul libro. “ Un racconto – ha detto Luca Zevi – di eventi e di modalità in cui ho ritrovato una dimensione, quella alta, in cui l’architettura si considera una sfida della vita, ma anche una modalità di relazione, di calore e di battute che restituiscono un aspetto sino ad ora non trattato”.

Tra gli studiosi, architetti, teorici, artisti, giornalisti, docenti della Sapienza, presenti, fra gli altri, il filosofo Giacomo Marramao, la giornalista Rai Annamaria Terremoto, la Presidente della Fondazione Bellisario, Lella Golfo, la conduttrice Rai Radio2 Francesca Scrivano, il sociologo Massimo Ilardi, la Presidente di Civitan, Adele Mazzotta, la poetessa scrittrice Alessandra Iannotta, la cantante-soprano Alma Manera autrice e conduttrice di Rai Isoradio, l’avvocato Francesca Romagnoli, il Direttore artistico del Festival Internazionale della danza e delle danze Maria Pia Liotta, l’architetto Mario Pisani, Direttore della rivista Abitare la terra, il Direttore del Centro interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo Fulvio Caldarelli, l’architetto e artista Franz Prati, Alessandra Costici del Tg2 con l’imprenditore Ezio Zerenghi, i proff. Antonino Saggio,  Ruggero Lenci, gli architetti Pino Pasquali, Alberto White,  Fabio Mirimich, Massimo Maria Leone Di Cave, l’artista scultore Raffaele Mollo.

_______Il volume di Fernando Miglietta, introdotto dalla prefazione di  Massimiliano Fuksas, apre con il saggio ” Bruno Zevi, Architettura e Libertà”; segue la Cronistoria dei rapporti con Zevi presente nell’Archivio Miglietta.

A seguire tre capitoli: il primo, con i testi di Bruno Zevi scritti per Miglietta nel 1986, “Miglietta, una diversa progettualità per un incontro di tipo nuovo tra arti visive e architettura”; “Architettura, Chiedo asilo, ma d’autore”; il secondo, un Dialogo con Zevi del 1983 su “Università e territorio, da Tor Vergata al Campus della Calabria”; il terzo con un saggio di Miglietta dedicato “A Bruno Zevi, Vent’anni dopo, Architettura plurale, Le forme del dissenso”.

La struttura del libro documenta quindi il Carteggio Zevi- Miglietta presente in Archivio, a cui seguono apparati critici e documentari correlati e una selezione dell’Antologia della critica più recente sull’architettura di Fernando Miglietta con i testi, di Raúl Fornet-Betancourt, Francesco Aprile,, Achille Perilli, Carmelo Strano, Gillo Dorfles, Pierre Restany, Enrico Crispolti, Paolo Portoghesi, Renato Nicolini, Franco Purini, Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna.

Chiude la struttura del libro un Profilo biografico su Bruno Zevi, per gentile concessione della Fondazione Bruno Zevi.

Un altro Diario si aggiunge, quindi, dopo quelli Con Bruno Munari, Con Pierre Restany, Con Giulio Carlo Argan, Con Eugenio Carmi, – a cui ne seguiranno molti altri, Con Achille Perilli, Con Gillo Dorfles, Con Luca Maria Patella, Con Michelangelo Pistoletto –  al progetto dell’Archivio Miglietta impegnato a documentare il percorso compiuto da Fernando Miglietta, architetto, artista, critico e teorico, insieme ad alcuni tra i maggiori protagonisti dell’arte, dell’architettura e della cultura italiana. Un Archivio divenuto negli anni laboratorio di documentazione e ricerca, un vero e proprio museo in progress di contributi originali, segni, disegni, progetti, scritti, carteggi, dialoghi.

Fernando Miglietta è architetto, artista, critico e teorico. Accademico d’Onore delle Arti del Disegno di Firenze. E’ Direttore dell’Istituto Internazionale di Ricerca Urbana e della rivista Abitacolo, di cui è il fondatore, un luogo di incontro teorico e creativo della pluralità dei linguaggi e delle culture della contemporaneità e la globalità.

“Personaggio-cerniera nelle ipotesi di nuovi scenari del mondo”, lo ha definito Alessandro Mendini; artefice di un progetto “dalla sintesi nuova che dà forma ad un mondo plurale”, ha scritto Il filosofo Raul Fornet-Betancourt.

Aperto ai codici più diversi pratica la sua idea di architettura plurale come disciplina del dialogo e del coordinamento tra differenti saperi specialistici. Ha progettato e realizzato numerose opere e progetti di architettura urbana, di design e urbanistica. Con lui hanno collaborato artisti, fra gli altri, come Munari, Rotella, Perilli, Patella, Mari, Carmi, Dalisi, Buren, Pistoletto.

Tra le sue pubblicazioni: per Laterza, Progettare l’immaginario, Architettura e arti visive (1990),  per Rubbettino, L’Unità e le Differenze (1994), Architettura plurale, Le opere, gli scritti, la critica (2004), La sfida progettuale (2007), Il Pensiero e le forme (2008), La forma plurale (2009), La città, le arti, il progetto (2019), e per Gangemi, Architettura e Libertà (2023)

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