
Un lungo elenco di proposte. A cominciare da Forza Italia che, dopo un vertice ad Arcore con Silvio Berlusconi, insiste sulle pensioni minime. Per la manovra sarà battaglia alla Camera. Di sicuro cambierà l’emendamento del presidente della commissione Cultura Federico Mollicone: “L’emendamento verrà riformulato in modo da dare continuità alla Carta però con i cambiamenti che condivideremo con il ministero”. Probabile che per il bonus venga inserita una soglia Isee. Nessuna novità, per il momento, sulla questione del Pos. Si deciderà – ribadiscono dal Tesoro – solo in settimana e in base alle interlocuzioni con l’Ue. Sul superbonus è previsto nelle prossime ore un vertice a Palazzo Chigi con i tecnici. I partiti di maggioranza – a partire sempre da Fi – sono in pressing per una riapertura dei termini per le Cilas (comunicazioni inizio lavoro) al 31 dicembre se non a 15 giorni dopo la pubblicazione della manovra, mentre sullo sblocco dei crediti la soluzione resterebbe quella legata agli F24. “E’ necessario – dice Silvio Berlusconi – fare il massimo sforzo possibile per aumentare le pensioni minime a mille euro, che resta l’obiettivo di FI per la legislatura”. Altra richiesta è quella di innalzare da 6 a 8mila euro la decontribuzione per chi assume giovani. E ancora i Lep (livelli essenziali delle prestazioni). L’autonomia differenziata non può comportare una divisione del Paese tra Nord e Sud. Dei 200 emendamenti della maggioranza (90 di FdI, 54 della Lega, 40 di Fdi e 20 di Noi Moderati) il partito di via Bellerio punta, tra l’altro, sugli sgravi dell’Iva sul pellet (ora al 22%) anche come strumento di contrasto alla crisi energetica mentre FdI insiste per la sospensione del payback per le aziende che producono dispositivi sanitari. Ci sono, inoltre, proposte di modifica di tutta la maggioranza come i fondi per il sostegno al comparto sicurezza o la sanità. M5s si schiera a difesa del Reddito di cittadinanza, mentre dal Pd arriva un pacchetto di emendamenti sul fronte lavoro. Diversi a firma dell’ex ministro Orlando, che vanno dal salario minimo all’abolizioni di alcune parti del Jobs act.