SALTA IL REFERENDUM, CGIL SODDISFATTA. PRODI, UN ERRORE
Abrogati dal 2018. Pronto il decreto legge che abolira’ i voucher. Fino al 31 dicembre potranno essere usati quelli gia’ acquistati. Gentiloni: ‘l’Italia non aveva bisogno’ di ‘una campagna elettorale su temi come questi’ comunque in linea con le ‘scelte dela Parlamento’. E annuncia ‘una regolazione seria del lavoro saltuario e occasionale’. Camusso: ‘un grande risultato’, deluse le imprese. L’ex premier Prodi: ‘abolirli completamente non mi sembra saggio’. Alfano: risparmiati 300 milioni. La Cisl, ‘abolizione incomprensibile’.
Il Consiglio dei Ministri si e’ riunito in mattinata e ha approvato il decreto legge per l’abolizione dei voucher, i buoni lavoro da 10 euro lordi (7,5 euro netti) che servono per pagare le prestazioni accessorie. La soppressione partira’ operativamente dal 1 gennaio 2018 per consentire l’esaurimento dei voucher gia’ acquistati. Il rischio, ha detto il premier Paolo Gentiloni nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, “era dividere il paese tra chi strumentalmente demonizza uno strumento e chi invece, pur riconoscendone i limiti, sarebbe stato costretto a difenderlo, e sarebbe stato un danno per l’Italia. La nostra decisione azzera la situazione e sgombera il tavolo, in un certo senso apre una fase nuova”.
Il premier Gentiloni convince il Consiglio dei ministri e i VOUCHER vengono aboliti per decreto assorbendo esattamente i quesiti del referendum della Cgil, che a questo punto appare disinnescato. Stessa sorte per gli appalti per i quali sarà reinserito, esattamente come chiedeva la consultazione popolare, il principio di solidarietà tra committente e appaltatore. Si conclude così una settimana convulsa per il governo stretto tra la necessità di neutralizzare il referendum della confederazione di Corso Italia che rischiava di catalizzare tutte le opposizioni all’esecutivo e quella di ridimensionare l’utilizzo di uno strumento dai numeri di crescita imbarazzanti. La soppressione dei tre articoli, 48, 49 e 50, del Jobs Act del 2015, partirà operativamente dal 1 gennaio 2018 per consentire l’esaurimento dei VOUCHER già acquistati entro il 31 dicembre 2017. Situazione “azzerata”, dunque, come spiega lo stesso premier al termine del Cdm. “L’italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi”, aggiunge, spiegando come “questa decisione sia coerente con l’orientamento maturato nelle ultime settimane anche in Parlamento”, che ha così evitato il rischio di “dividere strumentalmente” il Paese, con una campagna referendaria che sarebbe stata un “errore e un danno per l’Italia”. I VOUCHER, d’altra parte, “erano diventati uno strumento gradualmente deteriorato che aveva gradualmente modificato le intenzioni iniziali per le quali era stato introdotto. Era una risposta sbagliata a una esigenza giusta”, dice ancora profilando un impegno del governo, a stretto giro di posta, per la ricerca di nuovi strumenti di tutela del lavoro flessibile e occasionali.
“Questa decisione libera il tavolo da una discussione ideologica che non ci aveva aiutato e conferma il nostro impegno per regolare in modo moderno e avanzato il mercato del lavoro. Lo faremo con strumenti all’altezza che possano dare risposte all’altezza”, spiega annunciando l’avvio di una nuova fase di confronto con sindacati e imprese. Una fase che si aprirà a breve considerato che un tavolo sul lavoro è già aperto tra il ministro Poletti e Cgil, Cisl e Uil. Sarà lì dunque che potrà aprirsi il nuovo cantiere. La decisione sui VOUCHER per il governo comunque non vede né vinti né vincitori. “Non era una gara tra governo e Cgil né con nessun altro ma piuttosto come questo paese regola le norme sul lavoro. Era già abbastanza chiaro che si rendeva necessaria una drastica riduzione dei VOUCHER ed essendo sul tavolo un referendum abrogativo si è andati in quella direzione”, chiarisce Poletti, che ribadisce la presa di distanza del governo da uno strumento, i VOUCHER, la cui responsabilità “è dei governi passati” e “il modo più efficace di riscriverli era abrogarli”, spiega. Vittoria o meno la Cgil esulta. “Un grande risultato”, dice il leader Cgil Susanna Camusso. “E il più grande risultato è che il Paese discute di lavoro e che lo ha messo al centro della discussione”, prosegue senza però abbassare la guardia. “Fino a che non vediamo i testi e la loro trasformazione in legge non smobilitiamo perché ci vuole una legge per dire che i referendum non ci sono più e perchè vogliamo conquistare la Carta dei diritti dei lavoratori”, ammonisce.
Musi lunghi invece in casa Cisl che aveva spinto fino all’ultimo per una riscrittura limitata solo all’utilizzo delle famiglie. “E’ una decisione tutta politica ed incomprensibile dal punto di vista del merito. Il Governo è stato sordo ed ottuso, non ci ha mai ascoltato. Per ragioni prettamente politiche è passato dal ‘tutto’ al ‘niente’, il contrario di quello che fanno i riformisti e che invece fanno gli inaffidabili”, dice il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni. La Uil invece guarda al futuro e alla possibilità di ristringere subito un nuovo accordo per regolamentare le attività occasionali. “La scelta di abolire i VOUCHER risolve il problema principale. Si creano, però, scompensi per alcune attività eccezionali e occasionali che vedono impegnati studenti, pensionati e disoccupati di lungo corso per i quali occorre trovare una soluzione e per i quali vogliamo puntare a un accordo con il Governo”, spiega il leader Carmelo Barbagallo.