
Un attacco senza precedenti ha scosso l’Iran questa notte, con Israele che ha lanciato l’operazione “Rising Lion”, scatenando un’ondata di bombardamenti che rischia di incendiare l’intero Medio Oriente. Obiettivo dichiarato: “colpire al cuore” il programma atomico iraniano, ritenuto da Tel Aviv finalizzato alla produzione di armi nucleari.
Erano da poco passate le due di notte in Italia quando circa 200 caccia israeliani hanno iniziato a colpire indiscriminatamente il territorio iraniano. Siti nucleari e basi militari sono stati bersaglio di raid, con bombe che hanno martellato la capitale Teheran e altre sette città. Il bilancio è pesantissimo e in costante aggiornamento, con il sito locale Nournews che riporta, solo a Teheran, 78 morti e 329 feriti in una zona residenziale colpita.
L’attacco ha decapitato i vertici delle forze armate iraniane. Tra le vittime eccellenti figurano il capo di Stato maggiore, Mohammad Bagheri, il comandante dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Salami, il comandante del quartier generale centrale Khatam al-Anbia, Gholamali Rashid, e il capo del settore aerospaziale dei Pasdaran, Ali Hajizadeh. Sono stati prontamente sostituiti rispettivamente da Abdolrahim Mousavi, Mohammad Pakpour, Ali Shadmani e un nuovo vertice per i Pasdaran.
Colpita anche l’élite scientifica nucleare iraniana. Sei scienziati, tra cui l’ex capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Fereydoun Abbasi, e il presidente dell’Università Islamica Azad, Mohammed Mehdi Tehranchi, sono stati eliminati. Il New York Times aggiunge alla lista delle vittime anche Ali Shamkhani, influente politico e consigliere della Guida Suprema Khamenei.
L’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Natanz è stato uno degli obiettivi principali dei raid, sebbene l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) non abbia rilevato aumenti nei livelli di radiazioni. Gli altri due siti strategici di Fordow e Isfahan non sembrano essere stati finora colpiti.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha assicurato che l’operazione “Rising Lion” non sarà limitata come i precedenti attacchi del 26 ottobre 2024 e 13 giugno 2025, ma durerà “molti giorni”.
L’attacco ha già avuto un impatto diretto sui negoziati tra Iran e Stati Uniti. Teheran ha infatti annullato il sesto round di colloqui, previsto domenica in Oman, facendo deragliare – almeno temporaneamente – gli sforzi diplomatici per un accordo nucleare.
Dall’Iran, le minacce di vendetta sono esplicite e rabbiose. La Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha tuonato: “Il regime sionista ha commesso un crimine nel nostro caro Paese con le sue mani sataniche e insanguinate”, promettendo una “punizione severa” contro Israele, che, ha aggiunto, “si è preparato un destino amaro e doloroso”. L’incubo di un conflitto regionale su larga scala si fa sempre più concreto.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito l’attacco israeliano “eccellente” e ha avvertito di ulteriori azioni, mentre Teheran minaccia una dura rappresaglia. Israele, dal canto suo, ha chiuso le sue ambasciate in tutto il mondo per timore di ritorsioni.
“L’attacco di Israele all’Iran è stato eccellente. Abbiamo dato loro una chance e non l’hanno presa. Sono stati colpiti molto duramente. Ci saranno molti altri attacchi”, ha dichiarato Donald Trump alla ABC, alimentando le speculazioni su un possibile coinvolgimento degli Stati Uniti, che l’ex presidente ha preferito non commentare.
Nel frattempo, una nuova ondata di raid israeliani ha colpito obiettivi strategici in Iran. Secondo le prime informazioni, il sito nucleare di Natanz sarebbe stato nuovamente colpito, l’aeroporto di Tabriz distrutto e diverse esplosioni si sarebbero verificate alla periferia della città di Shiraz. Ufficiali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno commentato la situazione con un lapidario “Siamo in guerra, non è un’operazione”, sottolineando la gravità del conflitto in atto.
La risposta dell’Iran non si è fatta attendere. Il presidente iraniano Pezeshkian ha dichiarato: “La nostra legittima e potente risposta farà pentire il nemico della sua azione sconsiderata.” A riprova dell’escalation, Teheran ha sospeso il traffico aereo e ha convocato l’ambasciatore svizzero – rappresentante anche degli interessi americani – per esprimere “profonda indignazione e forti proteste contro questa aggressione israeliana sostenuta dagli Stati Uniti”, come riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Irna.
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione gli sviluppi. Mosca ha già espresso una dura condanna dello Stato ebraico, mentre si profila una telefonata tra i leader di Germania (Merz), Francia (Macron) e Regno Unito (Starmer) per discutere della crisi.
In Italia, l’attenzione è massima. Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sarà ascoltato domani alle ore 11 nell’Aula dei gruppi di Montecitorio in un’audizione congiunta delle commissioni Esteri di Camera e Senato sulla situazione tra Israele e Iran. L’evento sarà trasmesso in diretta web e sul canale satellitare, con interpretazione simultanea nella Lingua dei Segni (Lis), come annunciato dall’ufficio stampa della Camera. Fonti