MIGRANTI. PAESI SICURI PER IL RIMPATRIO, IL GOVERNO AGGIORNA LA LISTA

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto sul caso dei migranti in Albania, rendendo norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio. Dall’elenco di 22 Paesi, aggiornato a maggio, vengono eliminati Nigeria, Camerun e Colombia. Il giudice non potrà più disapplicare la norma, “ma se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta”. Intanto i trasferimenti in Albania proseguiranno. Alta tensione tra governo e giudici. Salvini chiede le dimissioni di Patarnello, il magistrato che ha scritto una mail contro l’operazione Albania.

”Il provvedimento normativo va in linea con quello che ha stabilito la Corte di giustizia europea tanto è vero che abbiamo espunto dall’originario elenco tre  Paesi proprio perché c’era un’eccezione territoriale, perché si era valutato che presentavano in alcune parti del territorio qualche problema che non li faceva considerare sicuri ”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in conferenza stampa dopo il Cdm.  ”Il decreto riassume in legge di fonte primaria l’indicazione dei Paesi sicuri. Si tratta di un elenco che riguarda 19 paesi sugli originari 22. Abbiamo escluso il Camerun, la Colombia e la Nigeria”. 

Il nuovo elenco è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della ”Direttiva Accoglienza” (la quale, tra l’altro, non appare ”dettagliata e incondizionata”, rimettendo il la sua accoglienza ai singoli Stati membri). L’elenco è ora composto da 19 Paesi sicuri, individuati secondo i criteri di stabilità dalla normativa europea (vedi l’art. 2bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornita dalle organizzazioni internazionali competenti. Si tratta di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. L’elenco dei Paesi sicuri verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge. 

 “Se leggiamo i provvedimenti del Tribunale di Roma di qualche giorno fa, e lo dico senza polemica, il meccanismo dei rimpatri semplicemente non esiste più e dovremmo rendere conto in sede europea del perché non tuteliamo i nostri confini, che sono confini europei”. Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri che ha varato un dl sui Paesi sicuri. Quella della Corte di Giustizia Ue “è una sentenza complessa, che peraltro trae spunto da una vicenda particolare, riesce difficile, come alcuni magistrati hanno sostenuto”, che si tratti di una norma perché ” non lo è, ma è un ‘interpretazione”, ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Definirlo “è frutto di una procedura complessa, politica e amministrativa, che tiene conto di valutazioni all’interno dello stesso paese”. “Perché dico questo – chiarisce -: massimo rispetto del governo per il ruolo della magistratura, istituzione fondamentale, ma ci sono competenze che riguardano ciascuna istituzione”, quella di definire i 
Paesi sicuri “competere in prima battuta il governo”, poi il confronto ” col Parlamento”. “L’elenco dei 
Paesi sicuri non è qualcosa di apodittico ma di meditato”, dice ancora Mantovano, che a più riprese allontana lo spettro di uno scontro in atto con la magistratura. Il dl approvato “non vuole capovolgere nulla, tiene conto della sentenza della Corte di giustizia europea e si inserisce a livello normativo”.

 “Il giudice può disapplicare un atto amministrativo se lo ritiene illegittimo ma lo può fare incidenter tantum, senza abrogarlo. Semplicemente non lo applica. Questo non vale per la fonte primaria, nel momento in cui un elenco di Paesi sicuri viene inserito in una legge il giudice non può disapplicare la legge”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nella conferenza stampa a Palazzo Chigi. “Il giudice, se ritiene che la legge sia incostituzionale, può fare ricorso alla Corte, quindi tenderei a escludere che possa disapplicarla”, ha aggiunto. 

 “In attesa di leggere approfonditamente nel merito il testo del Decreto Legge approvato dal Governo ci permettiamo di ricordare al Ministro Nordio due concetti basilari e persino banali della nostra appartenenza all’UE, che però nella conferenza stampa di ieri sono stati clamorosamente stravolti e calpestati Primo, un decreto legge è soggetto al pieno rispetto del diritto Ue e delle pronunce della Corte di giustizia proprio come un decreto ministeriale Secondo, i giudici nazionali sono tenuti a disapplicare non solo i decreti ministeriali ma anche e soprattutto le norme di legge se incompatibile con la disciplina europea. È un principio fondamentale del primato e dell’effetto diretto del diritto UE già affermato da decenni di giurisprudenza della Corte di giustizia, accolta anche dalla Corte costituzionale È grave solo pensare che modificando la fonte normativa nazionale sui Paesi sicuri cambia la natura degli obblighi europei per gli Stati membri e per i giudici A meno che non pensi ad un’Italexit, il Governo non può derogare a questi princìpi e, se ne faccia una ragione, deve rispettare norme, regole e. diritti europei”. Così in una nota il capogruppo democratico nella commissione politiche europee della Camera, Piero De Luca.

La norma approvata dal Consiglio dei ministri arriva al termine di giornate difficili, tra polemiche e tensioni. Il Corriere della Sera parla di testo dimezzato e di un confronto con il Quirinale definito «molto complicato e delicato». Si cerca, insomma, di stemperare le polemiche dopo che la premier aveva accusato una parte della magistratura di lavorare contro il governo per ragioni politiche e pregiudiziali. Polemiche acuite anche dopo la sortita del presidente del SEnato Ignazio La Russa, che aveva auspicato la riscrittura della Costituzione per «fare chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura».

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