Coda avvelenata del Consiglio dei ministri di oggi. Motivo di scontro tra il Guardasigilli Andrea Orlando e il ministro della Famiglia Enrico Costa, il Ddl di riforma del processo penale su cui il Cdm oggi ha autorizzato la fiducia. A spingere sull’acceleratore per il provvedimento è stato, infatti, Orlando, che da tempo lavora ad questa riforma che considera un passaggio determinante nell’azione del dicastero di via Arenula. A mettersi di traverso, come hanno raccontato diverse fonti, è stato però Costa, osservando innanzi tutto che per autorizzare la fiducia dovrebbe esserci la condivisione da parte di tutto il Cdm.
Il ministro della Famiglia, invece, ha mosso una serie di rilevi tecnici al provvedimento, spaziando dalle intercettazioni alla durata dei processi. Ma Orlando ha respinto le critiche. Il testo del Ddl è la migliore mediazione possibile, sarebbe stato il ragionamento del Guardasigilli. Dalla ‘contesa’ si sarebbe tenuto fuori il premier Gentiloni, che non è intervenuto nel dibattito. A dire la sua, invece, sarebbe stato Angelino Alfano, con una osservazione di natura squisitamente politica: lasciateci fuori dal congresso del Pd e dai vostri problemi, è stato in sostanza l’appello del ministro degli Esteri rivolto ai dem. Tra i ministri moderati, a fine riunione, è stato fatto notare che nella corsa alle primarie Pd, Orlando ha manifestato più volte i suoi dubbi per una alleanza con i moderati. (