Il referendum sull’art. 18 non si fara’: la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. Il referendum proposto dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Via libera invece al quesito che chiede l’abrogazione delle norme sui voucher, sulle quali il governo ha gia’ detto di voler intervenire. Ok della Consulta anche al referendum contro le norme che limitano la responsabilita’ in solido fra appaltante e appaltatore. Per il segretario della Lega Salvini e’ ‘una sentenza politica’.
“Nell’odierna camera di consiglio la Corte ha dichiarato: Ammissibile la richiesta di referendum denominato “abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti” (n. 170 Reg. referendum); Ammissibile la richiesta di referendum denominato “abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)” (n. 171 Reg. referendum; Inammissibile la richiesta di referendum denominato “abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi” (n. 169 Reg. referendum)”. Lo comunica, in una nota, la Corte costituzionale.
“Dalla Consulta sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero. Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio”. Così Matteo Salvini, segretario della Lega sulla sentenza che ha dichiarato inammissibile il referendum sull’articolo 18.
“Sull’articolo 18 non si voterà. La Corte costituzionale ha detto non al referendum della Cgil. È una buona notizia. Così come formulato il quesito avrebbe riportato indietro la legislazione sul lavoro a un sistema rigido e senza flessibilità, con il risultato di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro e lo sviluppo soprattutto delle piccole imprese”. Lo dichiara Maurizio Lupi, capogruppo dei deputati di Area popolare.
“Da oggi siamo in campagna elettorale e da oggi chiederemo al governo tutti i giorni quando si votera’”. Lo ha detto il segretatiro generale della Cgil durante la conferenza stampa convocata nella sede di Corso Italia a Roma in seguito alla decisione della Corte costituzionale di bocciare il referendum sull’articolo 18 e di accogliere i quesiti sui voucher e sugli appalti. “Abbiamo notato in questi giorni che c’e stato un dibatti intenso nel paese sui quesiti. A nostra memoria non ricordiamo un’attenzione analoga”, ha detto Camusso che ha criticato la decisione del governo di intervenire con l’avvocatura: “Non era dovuto”, ha detto la segretaria generale della Cgil.
“Noi siamo convinti che la liberta delle lavoratrici e dei lavoratori passa attraverso la loro sicurezza”. Sul quesito relativo all’articolo 18 Camusso non nasconde la possibilita’ di ricorrere alla Corte europea. “Valuteremo le motivazioni della corte”, ha spiegato rivelando che a breve partiranno una serie di incontri in parlamento con alcune forze politiche – M5s, Sinistra Italiana e Centro democratico – per cercare di promuovere e sostenere alcune proposte di legge sui temi del lavoro. “Il giudizio della Corte costituzionale non ferma la nostra battaglia sull’insieme dei diritti dei lavoratori. Da parte la oggi la campagna elettorale per i due quesiti accolti dalla Consulta. Pensiamo saro’ una campagna elettorale impegnativa”. “Crediamo che ridare diritti al lavoro – ha spiegato Camusso – sia il modo di cambiare il paese e di avere tutt’altra Italia”.
Sul tema dei voucher Camusso ha ricordato che sono uno strumento che riguarda “milioni di lavoratori nel nostro paese. Non stiamo parlando di fenomeni marginali”. Come, parlando del secondo quesito accolto dalla Consulta, quello sugli appalti, ha ricordato che nei dibattiti spesso non compariva: ” Parliamo di milioni di persone che lavorano nel mondo degli appalti e sub appalti. Un mondo che piu’ facilmente e’ inquinabile”.
Reintegro ed estensione dell’articolo 18, cancellazione dei voucher, reintroduzione della piena responsabilita’ solidale in tema di appalti: sono questi i tre quesiti referendari esaminati oggi dalla Corte costituzionale. La Consulta ha detto ‘no’ al referendum abrogativo sulle modifiche all’articolo 18 introdotte con il Jobs act, mentre ha dichiarato ammissibili gli altri due. I quesiti sono a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare della Cgil “Carta dei Diritti Universali del Lavoro”. Il 1 luglio 2016 erano state depositate in Corte di Cassazione oltre 1,1 milioni di firme per ognuno dei tre quesiti referendari. Il 9 aprile 2016 e’ iniziata la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare e dei quesiti. Il 23 marzo i referendum sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 69. Ecco nel dettaglio i temi dei tre quesiti: 1. REINTEGRO ED ESTENSIONE DELL’ARTICOLO 18 Si chiede l’abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi, contenute nel Jobs act. In particolare, oggetto del quesito referendario e’ il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 recante “Disposizioni urgenti in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti in attuazione della legge del 10 dicembre 2014, n. 183”, nella sua interezza, e dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. In base a quanto previsto dal Jobs act, un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un’indennita’ che cresce con l’anzianita’ di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilita’. La Cgil chiede il referendum per il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendolo anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. Per le aziende con meno di 5 addetti, il reintegro non sara’ automatico ma a discrezione del giudice. In caso di reintegro, sara’ il lavoratore a scegliere il risarcimento congruo o il rientro. Spiega la Cgil: “Il referendum vuole ripristinare un principio fondamentale di giustizia nel lavoro”.
- APPALTI: REINTRODUZIONE DELLA PIENA RESPONSABILITA’ SOLIDALE Si richiede l’abrogazione di parte dell’art. 29 della Legge Biagi. In particolare, si tratta del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, recante “Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 comma 2”. In sostanza, il quesito chiede che ci sia un’uguale responsabilita’, in tutto e per tutto (responsabilita’ solidale), tra appaltatore e appaltante nei confronti di tutto cio’ che succede nei rapporti di lavoro. La Cgil spiega che l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilita’ solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo. L’obiettivo e’ rendere il regime di responsabilita’ solidale omogeneo e applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Spiega il sindacato: “Ripristiniamo la responsabilita’ in solido tra appaltante e appaltatore, garantiamo la stessa dignita’ a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale”. 3. VOUCHER: CANCELLAZIONE DEL LAVORO ACCESSORIO Il quesito chiede l’abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio contenute nel Jobs act. Oggetto del referendum e’, in particolare, l’abrogazione degli art. 48, 49 e 50 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 recante “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’art. 1 comma 7 della legge 10 dicembre 2014, n. 183”. La Cgil sottolinea che il 2015 ha visto un boom dell’utilizzo dei voucher, i buoni utilizzati come sistema di pagamento per il lavoro occasionale di tipo accessorio, creati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero. Spiega il sindacato: “Sempre piu’ spesso attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali. Vogliamo cancellare i voucher perche’ non combattono il lavoro nero. Anzi, il loro abuso determina una sommersione anziche’ un’emersione del lavoro nero e irregolare”.